Il lutto perinatale è una ferita narcisistica della capacità di conservare e di mettere al mondo la vita e può essere visto come un fallimento esistenziale. Una caratteristica di questo evento è l’innaturalità, perché si tratta di una morte che precede la nascita.
I genitori perdono una “persona unica” perché ogni figlio è unico, nata a livello immaginario ma mai incontrata realmente.
Si stima che nel mondo si verifichino 2,6 milioni di morti in utero all’anno, la metà delle quali durante il travaglio o il parto.
Secondo i dati ISTAT (2013) in Italia ci sono stati circa 2000 casi di morte intrauterina, mentre le perdite nella prima metà della gravidanza, incluse quelle dovute ad interruzione volontaria, sono quasi 200.000.
I genitori perdono una “persona unica” perché ogni figlio è unico, nata a livello immaginario ma mai incontrata realmente.
Si stima che nel mondo si verifichino 2,6 milioni di morti in utero all’anno, la metà delle quali durante il travaglio o il parto.
Secondo i dati ISTAT (2013) in Italia ci sono stati circa 2000 casi di morte intrauterina, mentre le perdite nella prima metà della gravidanza, incluse quelle dovute ad interruzione volontaria, sono quasi 200.000.
Questo tipo di lutto, nonostante riguardi un gran numero di famiglie, è ancora molto spesso ignorato dalla società. Il dolore, la rabbia e l’impotenza sono spesso sottostimati, sia dai parenti e gli amici della coppia e, talvolta, anche dal personale sanitario. Invece il lutto pre e perinatale, in qualsiasi forma avvenga, ha tante conseguenze sui genitori, l’intera famiglia, la comunità e la società.
I sintomi psicologici negativi sono molto comuni nei genitori in lutto, il tasso di depressione post partum è del 30%, doppio rispetto al resto della popolazione. Altri disturbi frequenti sono quelli d’ansia, sopratutto il Disturbo Post Traumatico da Stress. Anche i padri sono a forte rischio, ma molto spesso vengono lasciati fuori dai trattamenti perché si pensa erroneamente che il trauma sia subìto solo dalla madre.
Spesso i sintomi persistono anche per anni dopo la morte del bambino. Inizialmente ci può essere un vero e proprio shock, con conseguenti meccanismi di difesa quali evitamento e negazione dell’accaduto. In seguito subentra la rabbia: verso di sé, verso il partner, verso le altre coppie che hanno figli. Un periodo di depressione è fisiologico e consente di iniziare l’elaborazione del lutto.
Quando non si attraversa questa fase non si arriva mai ad un’accettazione dell’evento e a dare significato a ciò che è accaduto. I casi più complicati sono dovuti ad alcuni fattori prognostici negativi: poliabortività, morti violente, scarso supporto sociale. Se la coppia aveva già un altro o
altri figli, anche loro vivono e affrontano la perdita e il lutto e non bisogna sottovalutare le possibili conseguenze emotive e comportamentali.
Anche i curanti sono coinvolti sia dal punto di vista personale che professionale e possono provare senso di fallimento, rabbia, colpa, ansia e tristezza, oltre alla paura di conseguenze legali.
Alla luce di questo è comprensibile quanto possa essere importante il ruolo dello psicologo e degli interventi psicologici mirati, sia sulla coppia genitoriale che sugli eventuali altri figli:
-> Consulenza e psicoterapia alla coppia genitoriale: fondamentale per esprimere i vissuti legati alla perdita, sostenere l’elaborazione del lutto e dare un senso personale all’esperienza, integrandola nella propria storia di vita.
-> Accompagnamento alla nascita in una gravidanza successiva: una gravidanza dopo un’esperienza di lutto perinatale è ricca di sentimenti ambivalenti: gioia per la nuova vita ma anche terrore, ansia e paura di costruire una relazione d’attaccamento prenatale. L’intervento psicologico mira alla gestione di queste emozioni contrastanti e alla costruzione di un nuovo spazio mentale per il figlio che sta arrivando.
-> Consulenza psicoeducativa rispetto agli altri figli e psicoterapia infantile: il lutto per molti genitori è un evento inenarrabile agli altri figli e la psicoterapia offre al bambino uno spazio di accoglienza ed espressione delle sue emozioni relative all’accaduto; in parallelo una consulenza psicoeducativa sostiene i genitori nel dare risposte coerenti e semplici e nel gestire la situazione per farne un’occasione di crescita e resilienza familiare.
Bibliografia
Froen F. et al. (2016), Prevenire le morti in utero, The Lancet, Trad. it. CiaoLapo Onlus.
Ravaldi C. (2016), La morte in-attesa. Assistenza e sostegno psicologico nel lutto in gravidanza e dopo il parto, Officina Grafica, Lugnano di Sona.
La Dott.ssa Maria Grazia Flore, Psicologa clinica, Psicoterapeuta, specialista e docente nel Master in Psicologia Perinatale organizzato da Obiettivo Psicologia.
Per lasciare un commento è necessario aver effettuato il login.