La testimonianza viene definita come la riproduzione verbale o scritta di contenuti mnemonici, che fanno riferimento ad una particolare esperienza o ad un certo evento.
Il suo contenuto è quindi il risultato dell’interazione tra:
- Contenuto della memoria
- Contenuto dell’evento cui si è assistito
- Processi cognitivi e decisionali su cui il soggetto intende o meno riferire
Dal punto di vista psicologico, quindi non si profila mai come un ricordo imparziale e assoluto, ma come un’interpretazione che implica l’attivo e selettivo intervento del testimone, con la sua personalità, la sua cultura ed i suoi inevitabili pregiudizi.
Le scienze cognitive hanno dimostrato come la memoria sia un fenomeno dinamico e largamente ricostruttivo che consta di diversi processi (percezione, codifica, immagazzinamento e recupero) su ciascuno dei quali possono agire fattori di distorsione cognitivi, emotivi, relazionali e culturali.
Non si può quindi parlare di testimonianza senza parlare di memoria e non si può parlare di memoria senza riferirci alla sua natura ingannevole. Ci si confronta spesso con la complessità della testimonianza, in particolare di persone vittime di eventi traumatici.
Diversi autori hanno sviluppato delle tecniche innovative di intervista per il recupero di informazioni tenendo conto delle caratteristiche del soggetto, della situazione testimoniale e della relazione tra intervistatore e testimone.
L’intervista cognitiva sviluppata dagli psicologi americani Ed Geiselman e Ron Fisher nel 1984 e rielaborata nel 1992, è un importante contributo che supporta i professionisti nel raccogliere una testimonianza.
Alla base della procedura, si trovano due principi psicologici secondo cui la traccia mnestica, che è costituita da più elementi, viene recuperata in modo ottimale se più elementi concorrono al recupero della stessa; inoltre, le tecniche di recupero sono diverse e dove una fallisce, un’altra potrebbe accedere.
Fasi dell’intervista cognitiva
1. Costruzione del rapporto con l’intervistato:
- Prestare particolare attenzione al modo di porsi dell’intervistatore
- Instaurare un rapporto con l’intervistato e personalizzare l’intervista
- Spiegare lo scopo dell’intervista e trasferire il controllo al testimone
2. Racconto libero:
- Narrazione da parte del testimone, nel modo che preferisce, di ciò che si ricorda
- Invito al testimone di riferire tutti i particolari e richiesta di riflettere e riferire se ci sono altri particolari da aggiungere
3. Domande:
- Ridestare l’ attenzione e concentrazione dell’ intervistato
- Invitare l’intervistato ad attivare immagini mentali specifiche
- Formulare delle domande relative alle immagini specifiche
4. Secondo racconto con modalità diverse:
- Cambio di prospettiva
- Racconto in ordine inverso
5. Chiusura e congedo
Nell’intervista cognitiva quindi, si chiede al testimone di ricostruire mentalmente il contesto ambientale e rivivere lo stato psicologico presente al momento dell’ evento, per riuscire così ad aumentare l’accessibilità dell’informazione conservata in memoria questo basandoci sul fatto che quando codifichiamo l’informazione relativa ad un evento formiamo una traccia che comprende l’informazione che riguarda sia il contesto oggettivo che quello soggettivo.
Questa strategia di memoria si basa sul principio della specificità della codifica di Tulving: il ritorno alla situazione in cui è avvenuta la codifica aumenta la possibilità di recupero dell’informazione.
Un ulteriore aspetto importante è la richiesta di riferire qualsiasi particolare dell’evento che si ricordi incluse le informazioni parziali e apparentemente insignificanti, queste potranno essere utili per riuscire a collegare i vari dettagli dello stesso fatto forniti da altri testimoni o dallo stesso soggetto ma in momenti diversi; inoltre tale richiesta ci porta a ricordare dettagli importanti in associazione a dettagli insignificanti.
L’intervistatore può aiutare il testimone chiedendogli di recuperare un’immagine o un’impressione circa le caratteristiche ambientali della scena originale per poi commentare le reazioni emozionali e le sensazioni avute in quel momento e descrivere qualsiasi suono, odore e condizioni fisiche che fossero presenti nel contesto in cui si è svolto il fatto.
Altro aspetto è la rievocazione dell’evento da diversi punti di partenza, quando gli eventi vengono raccontati in ordine cronologico alcuni ricostruiscono nella loro mente cosa potrebbe essere successo basandosi su casi simili, sull’esperienza.
Ancora, chiedere al testimone di raccontare l’evento cambiando posizione, da un punto di vista diverso da quello nel quale il soggetto si trovava, incoraggiandolo a immaginare e riportare l’evento come avrebbe potuto vederlo da un’altra prospettiva.
Con questa tecnica si cerca di spingere il testimone a guardare il fatto come se fosse stato un altro soggetto, cercando di aumentare la quantità di dettagli del racconto.
Quando l’informazione non viene ricordata non vuol dire che sia perduta definitivamente ma può essere recuperata attraverso una determinata via. Per questo motivo molti e diversi tentativi di richiamo delle informazioni possono aumentare il numero dei ricordi.
Per quanto riguarda l’intervistatore alcune caratteristiche sono fondamentali come l’essere disponibile, attento, rispettoso e non invadente, avere giudizio critico, fare in modo che il testimone si senta importante e utile al fine dello svolgimento delle indagini, interessarsi a lui e tenere conto del suo stato d’animo tranquillizzandolo se ansioso o impaurito.
Articolo scritto da Greta Rossi
Bibliografia
D’Ambrosio A. La Memoria del Testimone. La Tecnica dell’Intervista Cognitiva. Franco Angeli Editore, Milano 2010 Mestitz, A. Chiedere, rispondere e ricordare. Carocci, Roma 2003 De Leo, Scali, Caso. La testimonianza. Problemi, metodi e strumenti nella valutazione dei testimoni. Il Mulino, Bologna 2005 Cavedon,Calzolari.Come si esamina un testimone. L’intervista cognitiva e l’intervista strutturata, Giuffrè Editore, Milano 2005