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    Lo Psicologo e l’adozione: lavorare sugli obiettivi della coppia

    L’intervento dello Psicologo in ambito adottivo è di fondamentale importanza per promuovere il benessere della coppia e della nuova famiglia che nascerà.

    Le dimensioni di utenza e committenza sono sempre attive nel lavoro dello Psicologo. L’analisi della domanda e la ridefinizione degli obiettivi del cliente sono di fondamentale importanza per favorire il passaggio da una eventuale domanda di delega o trasformazione (tipiche di un cliente-utente) ad una domanda di cambiamento (che invece caratterizza il cliente-committente).

    Tuttavia  in alcuni contesti può non essere semplice definire bene queste dinamiche e creare committenza, laddove essa manchi.
    Uno di questi contesti riguarda il lavoro di indagine psicosociale pre-adottiva con le coppie che manifestano formale disponibilità all’adozione.

    Lo Psicologo sarà chiamato, insieme agli assistenti sociali dei Servizi Territoriali, a redigere una relazione dettagliata sul profilo delle coppie, che poi sarà utilizzata in Tribunale per decretare l’idoneità genitoriale.

    Quella della valutazione pre-adottiva è un’area di lavoro particolarmente delicata per lo Psicologo: si tratta di un intervento complesso in cui la consulenza è mediata, cioè veicolata da qualcuno (il Tribunale) che attraverso di essa si pone come garante del benessere di un altro (il bambino), ma chi ne usufruisce direttamente è un terzo attore (la coppia).

    In questo contesto, l’unica domanda diretta rivolta allo Psicologo è la richiesta da parte del Tribunale degli elementi necessari a decidere circa l’idoneità genitoriale delle coppie.

    Il committente dell’intervento sembra essere solo l’Autorità Giudiziaria.

    La coppia inizialmente potrebbe assumere un atteggiamento adempitivo, anche rispetto alla consulenza psicologica.

    Potrebbe sentirsi passiva in un meccanismo che la osserva e la valuta, potrebbe percepire lo Psicologo solo come giudice della propria capacità di essere coppia genitoriale.
    La condizione che accomuna molte coppie all’inizio del percorso è, spesso, quella della coppia-utente.

    In questo contesto, è possibile aiutare le coppie a pensarsi “soggetto” committente di una domanda di cambiamento, piuttosto che “oggetto” di valutazione?

    Può lo Psicologo creare benessere oltre che valutare?

    La cultura dell’adozione, sviluppatasi negli ultimi anni, sembra andare proprio in questa direzione.

    Nel corso del lavoro pre-adottivo, lo Psicologo può utilizzare trasversalmente competenza clinica e competenza tecnica per far sì che la relazione di ascolto resti sempre al centro del lavoro, come strumento per lavorare non solo sulla valutazione ma anche sul contenimento della sofferenza, sull’accoglienza di fantasie, aspettative e paure.

    Di conseguenza la valutazione non sarà solo il momento per definire un giudizio di idoneità, ma potrà diventare uno spazio di attribuzione di senso, di approfondimento, di auto-valutazione e la coppia potrà sganciarsi dagli eventuali vissuti di adempimento e passività.

    Si moltiplicheranno le possibilità che essa si attivi in un processo di cambiamento che includerà anche, ma non solo, il diventare genitori.
    In questo modo assumerà il ruolo di coppia-committente, che potrà lavorare sul proprio benessere relazionale per prepararsi a diventare famiglia, utilizzando la relazione d’ascolto come mezzo per poter realizzare questo obiettivo.

    Oggi le strade seguite per aiutare le coppie in questo processo sono principalmente due:

    • l’organizzazione di iniziative per le coppie interessate all’adozione e la creazione di occasioni di incontro con i Servizi, prima che esse prendano contatto con il Tribunale per depositare la dichiarazione di disponibilità all’adozione

    • un percorso formativo pre-adottivo obbligatorio per chi ha già presentato la domanda di adozione, all’interno del quale vengono attivati momenti di informazione e riflessione sulle dinamiche e le peculiarità della genitorialità adottiva

    Occasioni di contatto con i Servizi non legati ai mandati giuridici e la formazione pre-adottiva faranno sì che la valutazione abbia, successivamente, maggiori possibilità di diventare per le coppie un vero e proprio percorso di costruzione di un progetto realizzabile “grazie a” l’osservazione da parte degli operatori, piuttosto che “nonostante” questi ultimi.

    In quest’ottica, l’intervento dello Psicologo in ambito adottivo può senz’altro assolvere a quella importante funzione iniziale che è il lavoro sulla domanda e sugli obiettivi, pur rimanendo all’interno dei binari istituzionali, per promuovere il benessere della coppia e della nuova famiglia che nascerà.

    Riferimenti bibliografici e sitografici

    GALLI J., VIERO F. (2005) (a cura di) “I percorsi dell’adozione: il lavoro clinico dal pre al post adozione”
    GRASSO M., CORDELLA B., PENNELLA A.R. (2004) “Metodologia dell’intervento in psicologia clinica”
    MORO A., GALLI J. (2003) Costi e qualità nel servizio pubblico: l’esperienza dell’ Equipe Adozioni di Padova, in Minorigiustizia, 3-2003
    VITTORI M. (2001) L’analisi della domanda di adozione: la coppia da utente a committente, Minorigiustizia, 3-2004.

    www.adozionepercorsi.it

    www.leradicieleali.com

     

     

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