La questione dello stress sul lavoro è nella nostra società un fenomeno che minaccia la salute e l’efficienza lavorativa di molte persone.
Se da un lato l’art. 1 dell’Accordo Europeo sullo stress nei luoghi di lavoro afferma che “lo stress potenzialmente può colpire in qualunque luogo di lavoro e qualunque lavoratore, a prescindere dalla dimensione dell’azienda, dal campo di attività, dal tipo di contratto o di rapporto di lavoro”, dall’altro il “Documento per il consenso della valutazione, prevenzione e correzione degli effetti nocivi dello stress da lavoro” del SIMLII (Cesana et al., 2006), afferma l’esistenza di una serie di categorie professionali che risultano più a rischio di altre.
Tra queste professioni emerge in particolar modo quella dell’insegnante.
In cosa si differenzia questa professione da altre potenzialmente meno soggette a fattori di stress?
Quella dell’insegnante è una helping professions, ovvero una professione che fonda la sua attività sulla relazione d'aiuto e che prevede un carico di responsabilità nei confronti della propria utenza.
Queste professioni si contraddistinguono da altre perché dal proprio operato può dipendere il benessere altrui, infatti oltre all’insegnate appartengono a questa categoria anche il medico, l’infermiere, l’assistente sociale, l’educatore, lo psicologo, il poliziotto e il vigile del fuoco, solo per citarne alcuni.
Già da alcuni decenni diversi studi si sono focalizzati sulla correlazione esistente tra le condizioni stressogene dell’insegnante e l’evolversi di situazioni di stress lavorativo e di burnout, studi che hanno confermato che vivere situazioni stressanti prolungate nel tempo, porta i professionisti delle helping professions a prendersi carico oltre che del loro, anche dello stress e delle problematiche della propria utenza, generando in tal modo una particolare condizione di disagio lavorativo definito Sindrome da Burnout.
Maslach (1981) ha individuato le tre componenti che caratterizzano questa sindrome:
- Esaurimento emotivo. Consiste nel sentirsi emotivamente svuotati e nel vivere un disagio psicologico, relazionale e fisico, provocato dalle pressione psicologiche tipiche delle helping professions.
- Spersonalizzazione. Il disagio col tempo porta il lavoratore ad assumere un atteggiamento distaccato ed apatico principalmente nei confronti dei propri utenti, e nel caso dell’insegnate ciò accade nei confronti degli studenti, ma anche dei colleghi e dei genitori.
- Scarsa realizzazione personale. E’ il sentimento di frustrazione e di fallimento dovuto alla mancata realizzazione delle proprie aspettative professionali.
Il lavoro dell’insegnante è fortemente influenzato da elementi che vanno ben oltre i già conosciuti fattori che determinano lo stress lavoro-correlato, di natura principalmente legata all’organizzazione e alla gestione del lavoro; infatti a queste si aggiungono caratteristiche più specifiche e peculiari di questa professione.
Prima tra tutte l’importante e delicato ruolo che gli insegnati rivestono nella nostra società, figure chiave per lo sviluppo, la crescita e l’educazione dei nostri figli.
Potremmo pertanto individuare alcuni aspetti del mondo della scuola che se non adeguatamente gestiti, possono contribuire all’evolversi di questo disagio lavorativo.
- L’organizzazione della scuola. Include la gestione sia delle persone che delle attività, la distribuzione del carico di lavoro, la pianificazione di riunioni e di corsi di formazione, i rapporti tra i colleghi.
- La classe. Gestire un numero elevato di alunni contemporaneamente è un compito impegnativo, ma a questa criticità spesso se ne aggiungono altre quali la presenza di alunni disabili o stranieri, indisciplinati o demotivati, con disagi e problematiche familiari, con differenti capacità cognitive nell’apprendimento o ancora la necessità di adeguare i contenuti didattici a studenti di diverse culture.
- La famiglia. Alunni con qualsiasi tipo di difficoltà hanno alle spalle un contesto famigliare in cui tali problemi sono nati e sono quotidianamente presenti, quindi l’insegnate dovrà gestire in modo adeguato non solo i rapporti con i ragazzi, ma anche i loro genitori.
- La politica governativa e ministeriale. I continui cambiamenti che interessano il mondo della scuola, il susseguirsi di riforme spesso poco funzionali, i tagli economici, il precariato e quindi l’incertezza legata al proprio futuro personale e professionale, sono decisioni imposte dall’esterno e ai quali si assiste inermi.
- La vita privata. I fattori personali e la vita sociale degli insegnanti, così come di tutte le professioni, influenza inevitabilmente il rendimento e l’efficacia sul lavoro, così come avviene che i problemi di lavoro possono compromettere la serenità nel privato, nei rapporti con la propria famiglia e con la rete sociale, aumentando i conflitti e incrinando anche i rapporti con i propri cari.
Una risposta a questo malessere lavorativo che interessa tantissimi insegnanti potrebbe essere un adeguato sostegno sociale.
Un supporto da parte della società, da parte delle istituzioni e dalla scuola, che ne riconoscano i meriti e l’impegno del loro operato, che li sostengano nel fronteggiare in modo efficace tutti quei fattori di stress che inevitabilmente si presentano.
In tal modo gli insegnanti potrebbero migliorarsi nel gestire sia la propria vita professionale che quella personale.
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