Da uno studio condotto dalla Durham University in Inghilterra è emerso che esternare il proprio pensiero interiore può rappresentare un ottima arma per “abbattere” il muro che spesso si frappone nel relazionarsi con bambini con autismo.
Questo modo di fare aiuterebbe a migliorare lo svolgimento di attività concrete più complesse.
David Williams, docente del Dipartimento di Psicologia alla Durham e autore dello studio ha dichiarato che: “La maggior parte delle persone indotte a 'pensare a parole' quando cercano di risolvere i problemi risultano facilitate nella pianificazione di attività particolarmente complicate.
I bambini con autismo spesso perdono nei primi anni di infanzia le giuste occasioni per validi e produttivi scambi comunicativi, sviluppando così quella tendenza a non usare il linguaggio interno da adulti”.
Secondo la ricerca è quindi fondamentale descrivere le proprie azioni ad alta voce, ma non solo, cercare di trasmettere quante più informazioni, anche riguardanti la vita di tutti i giorni con l’uso delle parole e non di supporti visivi. Secondo lo studio è importante inoltre aiutare i bambini affetti da autismo ad esternare i propri pensieri interiori, i propri pensieri così da evitare che si creino disturbi come comportamenti ripetitivi, causati dalla mancanza di un discorso interiore frequente.
Secondo questa ricerca quindi incentivare il pensiero interiore aiuta i bambini con sindrome autistica a rapportarsi con il mondo esterno.
Articolo di Jessica Frasca, tratto da: http://www.2duerighe.com