Ai giorni nostri, non di rado, alcune persone che accusano problematiche di varia natura, come il colon irritabile o problemi digestivi e fisici, come schiacciamenti della colonna vertebrale, iniziano a "mangiare sano" per cercare di sentirsi meglio.
C’è chi inizia ad eliminare latte e formaggio dalla propria dieta sentendosi sollevato quando le problematiche fisiche scompaiono.
Ma a volte non ci si ferma a questo.
Convinte che la disintossicazione possa rendere il proprio corpo sempre più sano, queste persone vanno alla ricerca di alimenti che si presume siano connessi a vari problemi di salute ed eliminano in breve tempo il glutine, i cereali, la carne, le verdure ricche di amido e la maggior parte della frutta.
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Quello che inizia come un vero e proprio interesse a diventare più sani, può a volte diventare rapidamente un'ossessione.
Si arriva a provare un’estrema ansia per tutto ciò che si introduce nel proprio corpo e mangiare fuori diventa una tortura perché non si conosce il modo in cui è stato preparato il cibo, se è di provenienza biologica, se il pollo è stato cresciuto in gabbia o a terra, se la salsa contiene zucchero e se un prodotto è realmente senza glutine.
In questa estrema ricerca di cibo “puro”, si può arrivare a dimagrire in modo incontrollato, sviluppando un disturbo serio dell’alimentazione.
Se si segue un certo stile di mangiare, come vegan, crudo o organico, ci vuole attenzione e dedizione per attenersi a questo regime alimentare.
Ma gli psicologi vedono aumentare le richieste di aiuto da parte di persone che non riescono più a gestire in maniera adeguata un’alimentazione estremamente “sana”, seguendo una dieta restrittiva che minaccia la salute e le loro relazioni.
Questa dipendenza da tutte le cose sane è stata definita ortoressia
nervosa.
Ossessionate da un desiderio di cibi "sani", queste persone sono troppo pre-occupate dalla composizione nutrizionale di ciò che mangiano. Evitano rigidamente qualsiasi cibo che ritengono poco "sano", o spendono troppo tempo e denaro alla ricerca degli alimenti più “puri”.
"E diverso dal voler essere magri", spiega Thomas Dunn, professore associato di psicologia presso la University of Northern Colorado e co-autore di un recente articolo in Psicosomatica, che delinea i criteri diagnostici per il disturbo. "Piuttosto, si tratta di persone che cercano di essere più sane”.
Questa condizione è sotto studio e non si sa ancora quanto sia diffusa anche se di sicuro è in aumento.
La linea tra l'essere attenti a ciò che si mangia e l’essere ossessivi è difficile da distinguere, soprattutto negli Stati Uniti, dove i ristoranti fast food sono abbondanti e due terzi delle persone sono in sovrappeso o obesi.
Se bisogna considerarlo patologico o meno, questo dipende da quanto la fissazione interferisce con la qualità della vita e con la capacità di mantenere relazioni sociali.
Se mangiare diventa quasi come una religione, una posizione invece di una preferenza e non si può mangiare fuori con un amico, non si può andare ad una festa, ci si deve portare il proprio cibo ovunque si vada, allora si va nel versante patologico e potrebbe essere necessario l’intervento psicologico.
Articolo tratto da CNN International