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    Parto di testa! La gravidanza al maschile

    Tutto il periodo di gestazione serve per far nascere un bambino ma serve anche ai genitori per capire quale sarà il loro ruolo futuro e prepararsi in modo adeguato.

    In questo percorso di formazione le mamme sono chiaramente avvantaggiate dalla natura che dà loro, fin dai primi momenti dopo il concepimento, intense sensazioni fisiche, unite a cambiamenti di stato d’animo che consentono una quasi naturale "comprensione" di che cosa stia loro succedendo e che cosa saranno chiamate a fare.

    Tuttavia, mentre per la donna le trasformazioni psicologiche procedono di pari passo con quelle fisiologiche e la creazione di un rapporto con il bimbo che cresce dentro di sé avviene “naturalmente”, per l’uomo è necessario un po’ di impegno e di fatica in più.
    Trascorso l’entusiasmo e le emozioni del primo momento, infatti, molti uomini tendono a continuare la vita di sempre senza concentrarsi particolarmente sulla gravidanza e rimandando a un secondo momento, la riflessione sul proprio ruolo e sui cambiamenti che l’arrivo di un bimbo porterà nella loro vita.

    Dal punto di vista fisico, non "sentono" nulla quindi; tutto quello che succede lo possono intuire dai cambiamenti della loro partner, lo possono solo immaginare nella loro mente, lo possono elaborare grazie allo scambio emotivo con la futura mamma e lo possono vedere nelle meravigliose immagini delle ecografie.
    Non è raro sentire dire dai papà che hanno iniziato a sentirsi veramente padri dopo la prima ecografia.

    Il ruolo del papà, quindi, nel primo periodo dopo il concepimento è frutto di una costruzione mentale („il parto di testa!“) e può essere la somma dell’appagamento delle aspettative di uomo, della realizzazione di un progetto e di un sogno costruito assieme alla propria partner, della consapevolezza di acquisire uno status sociale di maggiore responsabilità e autorevolezza.

    Proprio per questa complessità di fattori è possibile che ci siano padri un pò lenti ad entrare nello stato d’animo necessario ad accogliere un bimbo e fare spazio „mentale“ e fisico al nascituro.
    Un altro vissuto comune a molti futuri padri è la sensazione di essere esclusi. L’attenzione generale è rivolta alla futura mamma, alle sue esigenze, alle sensazioni fisiche ed emotive. Del padre e di ciò che prova, ci si preoccupa poco. Eppure anche l’uomo, seppur meno avvezzo a esprimere i propri sentimenti, può aver bisogno di dare voce ai timori e alle emozioni che la paternità suscita in lui.

    La donna, in genere, ha molte persone intorno a sé (parenti, amiche, ostetriche…) ma il rischio è che questa “comunanza al femminile” faccia sentire l’uomo ancora più escluso.
    Invece, la gravidanza può essere l’occasione per creare uno spazio di dialogo privilegiato all’interno della coppia: se la donna rende il partner partecipe dell’esperienza che sta vivendo, confidando a lui – più che a chiunque altro – le sue emozioni, si aprirà un canale comunicativo che permetterà loro di confrontarsi e sentirsi più vicini, prima e dopo la nascita del figlio.

    I nove mesi di gravidanza sono quindi un periodo intenso e delicato per la coppia, sia perchè spesso c’è differenza emotiva tra la mamma che è molto coinvolta ed il papà che può essere un po’ "lento a partire" sia perchè la coppia prepara l’assetto della futura famiglia e delinea i ruoli che saranno assegnati a ogni componente quando arriverà il bambino.

    Per esempio alcuni uomini rivolgono la loro attenzione agli aspetti più pratici e organizzativi che sono collegati alla futura nascita o a eventuali scelte in ambito professionale, organizzando l’attività lavorativa per garantire maggiori entrate alla famiglia, ricalcando un pò quella tradizionale figura virile e paterna.

    In questa silenziosa ma intensissima trasformazione, sono decisive le singole sensibilità dei futuri genitori, la cultura del luogo in cui vivono, le loro caratteristiche personali e caratteriali, gli esempi famigliari. Tutte queste componenti daranno vita al tipo di famiglia che desiderano organizzare.

    I migliori strumenti dei futuri genitori in questo delicato momento della vita sono il dialogo e l’affiatamento, perchè è solo all’interno della coppia e della reciproca conoscenza che si può trovare l’equilibrio per lasciare a ciascun genitore lo spazio per vivere le emozioni di questa straordinaria esperienza, per assegnare a ciascuno i compiti educativi indispensabili e per dividere equamente le mansioni di cura e di assistenza necessari fin dai primi giorni di vita del bambino.

    Esistono tantissimi corsi pre-parto per preparare la mamma al parto. In moltissimi casi sono invitati e ben accetti i papà. Esistono pure moltissime occasioni di riunire le future coppie per affrontare i temi della genitorialità.

    Esistono infine „timide“ ma sensibili inizative corsi di preparazione alla paternità, dedicati ai papà e riservati ai papà, corsi pratici per papà che voglio imparare a prendersi cura dei loro figli e incontri di scambio tra uomini nei quali parlare delle proprie paure, dei loro timori, del futuro ruolo educativo.

    Sono iniziative straordinariamente utili ed efficaci soprattutto perchè danno l’occasione ai futuri genitori – e nello specifico ai futuri papà – di affrontare con la massima consapevolezza, col massimo entusiasmo e con le dovute conoscenze pratiche il loro futuro ruolo di genitori.

    Il ruolo di papà impone tre regole fondamentali: vivere intensamente le emozioni e l’affettività dell’incontro con i propri figli, assumersi tutte le responsabilità educative e non sottrarsi all’onere e al piacere della cura quotidiana.

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