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    Pensiero laterale e creatività in azienda

    Il pensiero laterale è un termine coniato dallo psicologo maltese Edward De Bono  e riguarda una modalità di risoluzione dei problemi divergente dalla modalità tradizionale e logica.
     
    Il  pensiero laterale quindi tende a risolvere i problemi in modo diverso, attraverso un approccio indiretto, guardando il problema da diverse angolazioni che favoriscono così l’emergere di soluzioni alternative e creative.
     
    Avendo un problema la cui soluzione pare prevedere un solo percorso di pensiero possibile, tramite il pensiero laterale si va alla ricerca di altri elementi, idee, intuizioni e spunti che potrebbero non avere attinenza alla conoscenza specifica e ai rigori della logica. 

    Il pensiero razionale, che De Bono chiama “verticale”, non consente di cercare nuove soluzioni ad un problema noto, ma permette solo di gestire al meglio invenzioni già conosciute, non di inventarne altre. Quindi, solo il pensiero laterale porta alla creazione di idee nuove perché permette di tener conto di molti punti di vista da cui considerare il problema.
     
    De Bono sostiene che il pensiero laterale è selettivo e creativo, esso si attiva solo se esiste una direzione ove muoversi o allo scopo di generarla, la direzione.
    Inoltre, mentre il pensiero verticale è analitico, quello laterale è stimolante, quello verticale è consequenziale, cioè segue la logica di causa ed effetto lungo una direzione sequenziale, quello laterale può anche procedere a salti. 

    Il pensiero laterale non è una nuova formula magica, ma semplicemente un diverso modo di servirsi dell’intelletto, incoraggiando attivamente a considerare un problema da diversi punti di vista e a rendersi conto della molteplicità di vie che possono portare alla giusta soluzione, favorendo oltretutto un miglioramento della duttilità intellettuale e della creatività che è insita in noi e può essere efficacemente allenata.
     
    Le ricadute pratiche del pensiero laterale sono molteplici, può essere utilizzato nei contesti più disparati, dall’insegnamento ai contesti organizzativi e aziendali

    Ma perché le aziende dovrebbero utilizzare questa tipologia di pensiero? 

     
    Il pensiero laterale allena la creatività in azienda, e dalla creatività nasce l’innovazione. Esso è una vera e propria forma strutturata di creatività che ci consente di identificare i binari predefiniti su cui si muove il pensiero verticale per trovare poi nuove strade che ci aiutino ad uscire da questi binarie e ad essere, quindi, più creativi.
     
    Il pensiero laterale è stato inventato da Edward De Bono alla fine degli anni Sessanta, e successivamente adottato in tutto il mondo aziendale di ogni settore e dimensione, dimostrando che alla creatività si può arrivare con l’utilizzo di precise tecniche di pensiero.  
     
    Ѐ da queste teorie che trae ispirazione ad esempio il marketing laterale, un approccio utile per sviluppare nuovi prodotti/servizi che rompono le logiche tradizionali, o anche per ripensare in una chiave nuova i vecchi prodotti/servizi, in modo tale da soddisfare bisogni non considerati in precedenza. Le tecniche del pensiero laterale applicate al marketing hanno un profondo beneficio in termini di originalità e di valorizzazione del dettaglio creativo.
     
    Per fare un esempio concreto, una delle case history più citate nei libri di marketing laterale è il prodotto “Ovetto Kinder”: una delle invenzioni più indovinate nella storia del marketing laterale. In un periodo di forte concorrenza nel mercato del cioccolato si è trovato il modo di superare i competitor con un prodotto innovativo associando due prodotti del tutto differenti tra loro, cioccolato e gioco per farli diventare un successo ed un prodotto innovativo sbaragliando la concorrenza.
     
    Questo semplice esempio ci dà l’idea dell’enorme potenziale innovativo insito nel pensiero laterale e nel suo corretto utilizzo e del grande vantaggio competitivo che le aziende riescono a trarre da esso.
     
    Tutto ciò offre anche ottimi spunti di lavoro per formatori aziendali e psicologi del lavoro, che molto spesso sono chiamati dalle aziende ad “allenare” le proprie risorse umane ad utilizzare il pensiero laterale e sviluppare sempre di più i modi creativi di pensare fuori dagli schemi, con originalità e innovazione. 7
     
    Un fortunatissimo metodo, utilizzabile da psicologi e formatori, per “abituare” le persone a pensare con modalità diverse è il “gioco” inventato da De Bono nel 1985 chiamato Sei cappelli per pensare.

    Ognuno di noi tende a pensare nello stesso modo, e trova difficoltà ad assumere altri modi, ad esempio il pessimista pensa in nero, l’ottimista in giallo, l’emotivo in rosso, il razionale in bianco e cosi via.
    Ogni modalità di pensiero è stata equiparata ad un cappello che si mette e si toglie all’occorrenza.
    I cappelli sono sei, colorati con colori simbolici:
    Il cappello bianco: è il ragionamento analitico e imparziale, che riporta i fatti così come sono, che fa analisi dei dati, raccolta di informazioni senza dare giudizi.
    Il cappello rosso: è l’espressione libera dell’emotività, esprimere di getto le proprie intuizioni, come suggerimenti o sfoghi liberatori di emozioni, sentimenti positivi e negativi come antipatia, rabbia, timore.
    Il cappello nero: è l’avvocato del diavolo che rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può andare.
    Il cappello giallo: rileva gli aspetti positivi, i vantaggi, le opportunità.
    Il cappello verde: indica gli sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite.
    Il cappello blu: pianifica, organizza, stabilisce le priorità e le regole del gioco e conduce il gioco dei sei cappelli.
     
    Il gioco visualizza in modo semplice e intuitivo i sei atteggiamenti di pensiero, e facilita il passaggio dall’uno all’altro.
    Quindi, dando ad ogni partecipante un cappello, oppure, se il gruppo è più numeroso lo si può suddividere in sei sottogruppi, ognuno con il proprio cappello colorato, si presenta una situazione-problema iniziale su cui lavorare, e ognuno guarderà il problema dalla prospettiva di atteggiamento suggerita dal colore del suo cappello.
     
    Successivamente, i cappelli vengono scambiati proponendo quindi, con un cambio di colori, anche un cambio di atteggiamento mentale, rendendolo così anche più facile, proprio perché più leggero.  
     
    Il gioco dei sei cappelli può essere usato anche per disciplinare una riunione, per renderla meno conflittuale e più collaborativa, in quanto i partecipanti non difendono ognuno il suo modo di pensare, ma di volta in volta cercano di affrontare il problema pensando tutti insieme nello stesso modo. Per visualizzare meglio i risultati della riunione, si possono creare sei tabelloni con ciò che è venuto fuori da ciascun cappello.
     
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