«Da parte degli imprenditori è un coro di lamentele: protestano perché i giovani che entrano in azienda non si affezionano all’impresa e quando possono non ci pensano due volte ad andarsene. Ma se ciò accade è anche colpa loro, del loro modo di gestire le risorse umane».
A parlare è Nicola Bertin, consigliere di Assores, l’associazione delle società di consulenza e selezione del personale. Se le imprese si lamentano, sostiene Bertin, è perché non sanno fare una giusta selezione dei candidati, non hanno una politica per il loro inserimento e per la gestione della loro carriera.
«Per la selezione, prevale un atteggiamento rigido, basato su regole antiquate. Si fa una selezione improvvisata, in 15 giorni, sulla base del faidate. Manca del tutto un approccio scientifico alla materia. Fino a 150200 dipendenti di solito non c’è neppure un dirigente addetto alla gestione delle risorse umane. Ma anche oltre questa soglia ci sono spesso dirigenti improvvisati, che provengono da varie facoltà senza avere mai approfondito la questione della gestione delle risorse umane».
Se gli imprenditori hanno delle pecche, anche l’Università non è esente da errori clamorosi. «Non ci risulta che nelle facoltà di Psicologia, e specificamente nei corsi di Psicologia del lavoro, sia a tutt’oggi spiegata non tanto la legge Biagi, che è recente, ma neppure la legge precedente», conclude Bertin.
Articolo tratto da http://www.repubblica.it