Il problema dell’eiaculazione precoce potrebbe aver trovato la sua soluzione. Una ricerca della University of Minnesota (Minneapolis, MN, USA), pubblicata sulla rivista The Lancet, ha combinato i risultati di due studi clinici che testavano l’efficacia di un farmaco, la dapoxetina, come trattamento specifico per questo disturbo.
L’eiaculazione precoce è la disfunzione sessuale maschile più diffusa, che affligge il 21-33 per cento degli uomini. Nonostante ciò non esistono, attualmente, terapie farmacologiche specifiche, tranne l’uso di alcuni inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, una famiglia di antidepressivi che però presenta diversi effetti collaterali quali reazioni dermatologiche, disturbi psichici, perdita della libido.
La ricerca ha coinvolto 2614 pazienti divisi in tre gruppi di sperimentazione: ad 870 di questi è stato somministrato un placebo, a 874 sono stati dati 30 mg di dapoxetina e ai restanti 870 ne sono stati dati 60 mg. La dapoxetina è anch’essa un inibitore della ricaptazione della serotonina ma è meno forte di quelli utilizzati per le terapie contro la depressione ed è stato creato apposta per il trattamento dell’eiaculazione precoce.
Dopo 12 settimane la durata dell’amplesso era aumentata da meno di 1 minuto a 1 minuto e 45 secondi nei pazienti del gruppo placebo, a 2 minuti e 47 secondi nel gruppo 30 mg e a 3 minuti e 19 secondi nell’ultimo gruppo.
“La dapoxetina ha anche migliorato la percezione del controllo dell’eiaculazione, la soddisfazione raggiunta e ha dato l’impressione di un cambiamento generale. Anche i partner hanno beneficiato di una maggiore soddisfazione durante l’amplesso”, racconta Jon Pryor, autore della ricerca. "In ogni caso uno dei maggiori ostacoli è convincere gli uomini a cercare aiuto. Si tratta di un problema molto comune, ma molte persone si imbarazzano a parlarne con il proprio medico”.
Fonte. Pryor JL, Althof SE et al. Efficacy and tolerability of dapoxetine in treatment of premature ejaculation: an integrated analysis of two double-blind, randomised controlled trials. The Lancet 2006; 338:929-937.
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