Medici sull’orlo di una crisi di nervi? Quelli dei Pronto Soccorso decisamente sì, a giudicare dai recenti sconcertanti fatti di cronaca italiani e da un’inchiesta che il settimanale Newsweek dedica agli operatori sanitari che lavorano nelle trincee dei quartieri a rischio delle metropoli Usa.
Sabato notte al Grady Memorial Hospital di Atlanta. Una catena di pazienti con traumi gravi alla testa sta assorbendo tutto il personale disponibile: solo nell’ultima mezz’ora, una donna di mezza età con una ferita d’arma da fuoco all’occhio sinistro, un giovane a cui hanno sparato alla tempia destra, una ragazza che ha battuto ripetutamente il capo dopo esser stata gettata via da un’auto in corsa. La sua auto, rubata da ignoti. Mentre medici e infermiere corrono a destra e sinistra, qualcuno grida: “Questo è il Libano! Questo è l’Afghanistan!” Perché tanti traumi alla testa? I tagli al budget della Sanità pubblica dell’Amministrazione Bush hanno ridotto drasticamente il numero dei neurochirurghi dei Pronto Soccorso, così i casi urgenti di Neurochirurgia vengono dirottati al Grady Memorial. Ma non c’è nulla di straordinario in questa notte, giura Arthur Kellerman, chirurgo di guardia stanotte e primario del Department of Emergency Medicine dell’Emory University. “Non c’è nulla di unico qui. Questa è l’assistenza traumatologica negli Usa oggi”.
Alle 4,30 del mattino, Kellerman riceve una telefonata da un piccolo ospedale di provincia. Un medico del Chestatee Regional Hospital di Dahlonega, a 70 km da Atlanta, vorrebbe trasferire al Grady un paziente che ha bisogno di cure più sofisticate di quelle che il nosocomio del piccolo centro può garantirgli. Lo stato della Georgia manca di un sistema centralizzato di smistamento di pazienti, e ogni medico ospedaliero ha anche la responsabilità di trovare un posto letto in una struttura adatta ad ogni singolo paziente da trasferire. Kellerman rifiuta cortesemente e prova a suggerire al collega un’altra struttura da contattare. Circa 30 minuti dopo, nuova telefonata da Dahlonega: la struttura suggerita da Kellerman ha rifiutato il paziente, apparentemente senza un valido motivo. Kellerman si infuria, ma a malincuore deve acconsentire al trasferimento in eliambulanza del paziente. I soldi non ci sarebbero, ma una soluzione bisogna pure trovarla. Così va la vita in trincea.
Anche l’Italia – nel suo piccolo – non si risparmia episodi violenti o surreali. Per esempio qualche giorno fa al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cittiglio (Varese) un medico di guardia ha rotto con un pugno il setto nasale a un giovane paziente appena giunto in ospedale con qualche frattura: il ragazzo era reo di aver abusato di bestemmie. “Il medico-pugile”, assicurano le agenzie di stampa, “è stato allontanato dal servizio in evidente stato di alterazione. La Direzione Ospedaliera ha ora aperto un’inchiesta interna e il medico rischia severi provvedimenti, mentre i familiari del ragazzo hanno già presentato un esposto in Procura”.
Fonte: Campo-Flores A. Portrait of an ER at the breaking point. Newsweek 10/05/2007
http://it.health.yahoo.net