Gli italiani si fidano della classe medica, mentre la piu’ compromessa, quanto a fiducia, risulta la categoria dei giornalisti.
E’ quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio del mercato del lavoro della psicologia del Lazio, su un campione nazionale stratificato a livello familiare e individuale di 4.350 soggetti.
Reputazione ancora decisamente solida, dunque, per i medici, primi nella classifica della fiducia nelle professioni, con un punteggio da 1 a 10 che arriva a 7,81. Al secondo posto per affidabilita’, ci sono gli ingegneri (7,53).
Ma anche i veterinari piacciono (7,17), piu’ dei magistrati (6,92), che raggiungono ‘solo ‘ la quarta posizione.
Seguono gli psicologi (6,55), che conquistano la fiducia degli italiani piu’ di architetti (6,48), avvocati (6,42), commercialisti (6,39), consulenti d’azienda (6,25). Cenerentola nella classifica, infine, la categoria dei giornalisti (6,05).
I risultati dell’indagine rivelano una sostanziale distinzione tra ‘professioni forti’ (come medicina o ingegneria, in cui c’e’ un’alta correlazione tra consistenza dei saperi richiesti e impegno di studio), e ‘professioni deboli’, per cui la dimensione dell’impegno formativo e’ ritenuta meno importante (lauree in Economia, Scienza della Formazione o Psicologia).
E a vincere tra i mestieri deboli sono proprio gli psicologi.
Anche se ritenuta appunto una ‘professione debole’, infatti, quella dello psicologo riscuote successo con una percentuale di gradimento di chi usufruisce dei servizi di categoria che arriva al 76%.
Le principali variabili quanto a reputazione assegnata ai professionisti, sono l’eta’ e l’ampiezza dei centri di residenza. Dei medici, per esempio, ci si fida piu’ nei piccoli centri che nelle grandi citta’, mentre per gli ingegneri il picco della fiducia ottenibile si raggiunge tra i 45 e i 55 anni.
Diverso anche qui il caso degli psicologi per cui, piu’ e’ bassa l’eta’ del professionista, piu’ volentieri ci si affida a lui (o meglio a lei, visto che la professione e’ soprattutto al femminile): 35-44 anni, dunque un’eta’ di un decennio piu’ bassa rispetto alle ‘professioni forti’, fatto dovuto probabilmente al miglioramento della formazione media della generazione degli anni ’60.
La categoria rappresenta una sorta di ‘unicum’ in un contesto in cui la percezione di soggettivita’ e del fattore ‘relazioni’, gioca a sfavore della fiducia.
Quasi il 6% degli italiani ha visto uno psicologo nell’ultimo anno, definendo l’incontro ‘un’esperienza accogliente’ in ben 86% dei casi.
La categoria e’ maggiormente contattata per disturbi del comportamento e salute (7,25%), seguiti da tossicodipendenze ed emarginazione sociale (7,20), decisioni su affidamento dei minori (6,72%), scuola (6,61%), organizzazione del personale (6,15%), comunicazione e pubblicita’ (5,99%), promozione del benessere (5,92%), Sicurezza sul lavoro (5,47%), marketing (5,26), moda (5,05%) e infine internet (4,92%).
Fonte: ANSA