Osservando neonati diversi nell’interazione con adulti, si possono notare differenti modalità di interazione, tenendo presente variabili quali tempo di mantenimento dello sguardo, sintonizzazione tra sguardo e momento del pasto, distanza tra i volti, etc.
Sono state individuate tre tipologie di interazione:
Nell’Interazione Sintonizzata (tipologia A) l’adulto, durante il momento dell’alimentazione, tiene il viso rivolto stabilmente verso quello del neonato (20-30 cm); tende a guardare la bocca ma anche tutto il resto del viso. Accompagna questi momenti ad un parlare dal ritmo dolce e lento con lunghe pause e parole e frasi molto brevi.
A volte tocca la mano del neonato. La lettura dei segnali del neonato è buona: ad esempio il pianto o viso e sguardo rivolti altrove sono interpretati anche come richieste di comunicazione e non solamente come richieste di cibo. Si osserva che l’adulto formula ipotesi interpretative che verbalizza e mette a verifica.
Il neonato, in questa modalità di interazione tende a guardare l’adulto in volto per molto tempo e si lascia coinvolgere nei momenti di contatto attivo delle mani proposto dall’adulto. Quando si sente sazio, rifiuta il ciuccio/cibo ma mantiene il contatto visivo. Nei momenti di non alimentazione si può comunque osservare la tendenza a mantenere lo sguardo reciproco; sono presenti alcune imitazioni di semplici vocalizzazioni o movimenti della bocca quali apertura/chiusura, protrusione della lingua.
Nell’Interazione Evitante (tipologia B) l’adulto, durante l’alimentazione spesso non rivolge lo sguardo verso il neonato oppure, se rivolto verso il neonato lo tiene ad una distanza superiore ai 30 cm (difficile per cui la messa a fuoco da parte del neonato). Raramente parla con il bambino durante l’alimentazione.
Il contatto tra mani, se presente, è passivo. Le pause, normali durante il momento dell’alimentazione, non sono rispettate. Difficile e poco efficace l’interpretazione dei messaggi del bambino (quando chiude gli occhi per pausa/noia potrebbe essere interpretato come momento di addormentamento); il pianto è quasi sempre interpretato come richiesta di altro cibo.
Il neonato tende a tenere gli occhi chiusi o sono brevi i momenti in cui mantiene lo sguardo rivolto all’adulto. Non dà chiari segnali di rifiuto/sazietà. La modalità ed i ritmi dell’interazione sono simili anche nei momenti di non alimentazione.
A volte l’adulto ha dei bruschi evitamenti e chiusure verso il neonato se il contatto visivo del neonato tende a protrarsi più a lungo rispetto al solito.
Nell’Interazione Intrusiva (tipologia C) la distanza ed i tempi dello sguardo sono inadeguati ed instabili per cui è resa difficoltoso il guardarsi (la messa a fuoco per il neonato e la costanza nel mantenimento dello sguardo).
Le pause ed i tempi in generale dell’alimentazione del neonato non sono rispettate ad esempio nel momento in cui sta ciucciando intensamente dal biberon potrebbe essere tolto improvvisamente addicendo come motivazione che potrebbe andargli di traverso il latte.
Il viso del neonato è rivolto spesso verso l’esterno rispetto al viso dell’adulto e guarda altrove oppure tiene gli occhi chiusi. Quando l’adulto parla spesso non lo guarda in viso.
Il pianto intenso potrebbe essere più frequente. Nei momenti in cui non viene alimentato il neonato si osservano poche imitazioni e sono evidenti le modalità di chiusura ed evitamento relazionali dell’adulto.
La diversificazione appena presentata è proposta da Cecchini-Langher all’interno di un pacchetto di ricerca finalizzata ad esplorare al meglio le dinamiche di interazione e comunicazione del neonato in vista di un lavoro di ricerca sulle competenze comunicative dei neonati che ha permesso di affermare quanto sia grande la capacità dei neonati di interagire (nei neonati osservati a poche ore dalla nascita la durata della interazione è minimo di 30 minuti).
Inoltre, significative sono le conclusioni della ricerca secondo la quale è possibile sollecitare la disponibilità innata alla comunicazione dei neonati interagendo con loro attraverso segnali chiari, prevedibili e non ambigui. È emerso infine una buona capacità di adattamento dei neonati alle condizioni comunicative proposte.
Lo psicologo perinatale, nel suo lavoro clinico dovrà conoscere e quindi esplorare le modalità di interazione e gestione delle funzioni biologiche e fisiologiche del neonato.
Anche se possono arrivare in consultazione quando le modalità sono già state stabilite, osservando la dinamica di accudimento ed interazione con o senza oggetto (gioco) è possibile osservare e quindi scoprire le stesse modalità.
Gli interventi finalizzati ad accrescere il senso di saper fare del genitore svolgono un’importante funzione nel benessere della relazione. Lo psicologo, mentre osserva uno scambio interattivo tra genitore e neonato potrà e dovrà cogliere quali sono le caratteristiche degli scambi per poter agire fornendo al genitore che ha richiesto una consultazione e di cui si è sondata e verificata la motivazione al percorso, l’accoglienza ed il supporto per questa delicata ma fondamentale fase.
Quando l’intervento psicologico avviene durante la gravidanza, attraverso corsi di preparazione al parto, gruppi di confronto per neomamme in Ospedali, Consultori e/o associazioni private, sarà possibile accompagnare i neogenitori a cogliere che è il modo in cui il neonato è in relazione con il mondo che lo arricchisce per la crescita ed il momento dell'alimentazione va vissuta in quest’ottica, come una possibilità.