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    Quelli che «meglio rinviare»

    C'è chi ne fa una scelta di vita: meglio rimandare a domani quello che potrebbe essere fatto oggi. Piers Steel, dell'Università di Calgary, li chiama i «procrastinatori» e a loro ha dedicato una pubblicazione, apparsa sull'American Psychological Association Bulletin, frutto della revisione di 691 studi sull'argomento. Per la sua ponderosa indagine Steel ha impiegato dieci anni e quindi nasce il legittimo sospetto che anche lui faccia parte della schiera di chi rinvia volentieri a domani. Se così è, il professore si trova in ottima compagnia: dalle sue analisi emerge che il 15-20% di noi entra di diritto nella categoria dei procrastinatori. Non è un caso, insomma, se la maggior parte dei buoni propositi è destinata a fallire. Sorprende semmai che l'esperto sia riuscito a imbrigliare in una formula matematica tutti gli elementi che entrano in gioco nella tendenza a rinviare decisioni e azioni.

    PERSONALITA' – Accanto a fattori come la motivazione personale e la desiderabilità dello scopo, secondo Steel contano molto alcuni aspetti della personalità: chi tende a posticipare è spesso un impulsivo, un insicuro con poca fiducia in se stesso e nelle proprie possibilità di raggiungere un obiettivo, uno facile a distrarsi. Chi è impulsivo, ad esempio, si lascia tentare dal pane sul tavolo del ristorante e in attesa delle portate finisce per mangiarlo anche se ha «fermamente» deciso di mettersi a dieta; chi si distrae controlla dieci volte in un'ora la posta elettronica pur di non mettersi a lavorare.

    PERFEZIONISMO – Non c'entra niente, invece, il perfezionismo: «I perfezionisti non rimandano più degli altri, piuttosto vivono le proprie decisioni con maggiore ansia» sentenzia Steel. «I dati che provengono dagli studi su persone normali, che cioè non soffrono di alcuna patologia psichiatrica, ci dicono che le personalità più ansiose decidono più velocemente rispetto a chi non è ansioso, che invece tende a voler acquisire maggiori informazioni rimandando il momento di passare all'azione» spiega Fiorella Giusberti, del Dipartimento di psicologia dell'Università di Bologna, che da anni studia la relazione fra tratti della personalità e modalità di decisione. «E anche chi è poco aggressivo finisce per prendere decisioni con maggior calma rispetto a chi ha un carattere più irascibile». Nell'attribuzione delle responsabilità non manca, infine, un ipotetico «gene del rinvio», chiamato in causa da Steel per spiegare perché alcuni sembrano più portati di altri a rimandare. E se è difficile dare consigli, perché come sottolinea Giusberti «in alcuni casi prendere tempo prima di agire può essere un bene», la buona notizia è che la volontà a volte smuove le montagne. «Chi crede fermamente di poter raggiungere un obiettivo, assai spesso finisce per riuscirci; chi non ci crede sul serio, molto probabilmente rinvierà l'azione e non arriverà alla meta prefissata», conclude Steel.

    Fonte: http://www.corriere.it

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