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    Resilienza: mi piego ma non mi spezzo

    Fin dalle epoche più remote, gli esseri umani si sono distinti per la capacità di sopravvivere a guerre, carestie, disastri naturali etc.
    Ciò è reso possibile dal fatto che l’uomo in un certo senso è “programmato” per resistere e superare le sventure, per convivere quotidianamente con lo stress, per combattere e rialzarsi più forti di prima.

    Affrontare le inevitabili calamità della vita mette in moto un’abilità nota in Psicologia con il nome di “Resilienza”.

     
    Tradizionalmente la Resilienza è legata agli studi di ingegneria, nello specifico alla metallurgia, dove questo termine indica la capacità di un metallo di resistere ad un urto improvviso senza spezzarsi.

    In seguito il concetto di Resilienza è stato esteso anche in ambito psicologico. Più precisamente, in Psicologia la Resilienza è:

    la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà. È la capacità di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità. Persone resilienti sono coloro che, immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto e contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. (Fonte Wikipedia).

    Essere resilienti non significa solo saper opporsi alle pressioni dell’ambiente, ma implica anche una dinamica positiva, una capacità di andare avanti nonostante le crisi, e permette la ricostruzione di un percorso di vita.

    Essa è fondamentale nel raggiungimento dei propri obiettivi, sia di vita che professionali: è importante durante il percorso verso l’obiettivo, perché consente di attingere a tutte le risorse fisiche e mentali per percorrere l’ultimo miglio che divide dal traguardo, ed è importante dopo, quando ci si potrebbe trovare ad affrontare anche una momentanea sconfitta, dimostrando di essere in grado di saper ristrutturare i fallimenti in un’ottica positiva, considerandoli come tappe inevitabili verso il successo.

    La Resilienza dunque è un dono inestimabile, che permette di superare le difficoltà, ma attenzione, non rende invincibili sempre e comunque: possono infatti verificarsi momenti in cui le situazioni sono talmente pesanti da sopportare, che possono generare un’instabilità più o meno duratura e pervasiva.

    La resilienza è una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all'esperienza, ai vissuti e, soprattutto, al modificarsi dei meccanismi mentali che la sottendono.

    Secondo Susanna Kobasa, una psicologa dell’Università di Chicago, le persone che meglio riescono a fronteggiare le contrarietà della vita, quelle più resilienti appunto, mostrano contemporaneamente la presenza di tre tratti di personalità:

    • l’impegno: la tendenza a lasciarsi coinvolgere nelle attività senza farsi spaventare dalla fatica, non abbandonare facilmente il campo, essere attenti e vigili, ma non ansiosi e valutare le difficoltà realisticamente. Tuttavia, affinché ci sia impegno è necessario avere degli obiettivi, qualcosa da raggiungere, per cui lottare e in cui credere.

    • il controllo: la convinzione di poter dominare ciò che si fa o le iniziative che si prendono, ovvero la convinzione di non essere in balia degli eventi.

    • il gusto per le sfide: fa riferimento alla disposizione ad accettare i cambiamenti. La persona con questo tratto vede gli aspetti positivi delle trasformazioni e minimizza quelli negativi. Il cambiamento viene vissuto più come incentivo a crescere che come difficoltà da evitare a tutti i costi, e le sfide vengono considerate stimolanti piuttosto che minacciose.
    Impegno, controllo e gusto per le sfide sono tratti di personalità di cui si può avere consapevolezza e perciò possono essere coltivati e incoraggiati.

    La resilienza non è una caratteristica che è presente o assente in un individuo, essa presuppone invece comportamenti, pensieri ed azioni che possono essere appresi e sviluppati da chiunque.


    Le strade che possono portare ad accrescere il proprio livello di resilienza sono numerose.


    Nella ricerca della strategia più idonea per migliorare il proprio livello di resilienza può essere d’aiuto sicuramente focalizzare l’attenzione sulle esperienze passate, cercando di individuare le risorse che hanno consentito di superare situazioni e momenti difficili, e che quindi rappresentano i punti di forza personali.

    Un sistema che facilita l’individuazione delle risorse personali è quello di cercare di fornire risposte ad alcune semplici domande:

    • Quali eventi sono risultati particolarmente stressanti per me? E in che maniera questi eventi mi hanno condizionato?
    • Nei momenti difficili ho trovato utile rivolgermi a persone per me significative? E quanto ho appreso di me stesso e del mio modo d’interagire con gli altri?
    • Sono stato capace di superare le difficoltà ed eventualmente, in che modo?
    • Cosa mi ha consentito di guardare con maggiore fiducia al mio futuro?
    In conclusione, se volessimo tracciare un profilo della persona resiliente, questa dovrebbe possedere le seguenti caratteristiche:
    • reggere le difficoltà senza disperarsi;
    • avere il coraggio di intraprendere con consapevolezza una via tortuosa o, comunque, non la più semplice;
    • ottimismo, flessibile e creativa;
    • saper lavorare in gruppo e fare tesoro delle proprie e delle altrui esperienze.

    C’è un ambito di vita in cui tali caratteristiche sono ritenute fondamentali: l’ambito lavorativo. Per questo motivo la Resilienza è una delle competenze più richieste dalle aziende, tanto da essere ritenuta una “Competenza Trasversale”.

    Nel prossimo articolo quindi vedremo nel dettaglio come la Resilienza si declina nel contesto lavorativo e i vantaggi che si possono trarre da un atteggiamento resiliente sul posto di lavoro. 

     
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