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    Riconoscere i sintomi della demenza

    Nella diagnosi di demenza, a volte è il problema comportamentale ad anticipare l'evidenza morfologica. Infatti, una persona che ne soffre nella fase iniziale, presenta un quadro neuro-radiologico nei limiti della norma rispetto alla media per fascia di età.

    Il paziente presenta poi una graduale perdita dell'autonomia con conseguente emarginazione sociale, manifestando, a seguito di ciò, segnali di ansia o depressione.

    Talvolta possono comparire manifestazioni di tipo allucinatorio e delirante.

    Il quadro emotivo-comportamentale è caratterizzato da repentini cambi di umore: l’apatia e la mancanza di iniziativa si alternano al timore, all’irritabilità, allo stato confusionale o alla rabbia esplosiva.
    Si evidenziano problematiche nel linguaggio con disturbo di denominazione ed incapacità di trovare le giuste parole per sostenere un discorso.

    Dal punto di vista funzionale si evidenziano compromissioni nell’esecuzione di azioni complesse, particolari problemi di fronte a compiti in sequenza e incapacità nel ricordare le procedure di azioni compiute quotidianamente; anche l’apprendimento e il richiamo mnemonico saranno compromessi.
     
    Troveremo un paziente con disorientamento spazio-temporale, incapace di riconoscere gli ambienti familiari e di orientarsi, di individuare il giorno della settimana, la stagione e l’anno e incapace di riconoscere i propri cari e di riporre gli oggetti al posto giusto.

    Se il paziente è consapevole dei propri errori proverà un senso di vergogna e tenderà a sdrammatizzarli o a negarli o ancora a inventare scuse che possano giustificarli.

    La diagnosi sindromica nasce, quindi, dall'osservazione clinica comportamentale del paziente nella capacita di gestire il proprio quotidiano e le proprie relazioni sociali; sarà fondamentale, a tal proposito, indagare anche gli aspetti della personalità premorbosa del soggetto, la presenza in anamnesi di eventuali disturbi psichiatrici ed eventuali cambiamenti che possono essere subentrati in seguito.

    Negli stadi successivi compariranno gravi alterazioni del comportamento relazionale e della personalità: episodi di confabulazione, correlati direttamente all’amnesia, saranno associati a disturbi emotivi (depressione, apatia), disturbi dell’inibizione e dell’autoregolazione (perseverazione, impulsività comportamentali, irritabilità, aggressività), comportamenti regressivi e oppositivi (inerzia, abulia, mancanza di iniziativa e scarsa motivazione all’azione) e perdita della capacità di giudizio.

    Parallelamente riscontreremo un impoverimento significativo del linguaggio e conseguente ritiro sociale.

    Il mantenimento dell’autonomia risulta faticoso, fino ad arrivare alla totale dipendenza dai caregiver.

    I  disturbi comportamentali non fanno che inficiare la partecipazione ai programmi riabilitativi e la qualità delle relazioni sociali: si presenterà un paziente privo di ogni capacità di adattamento flessibile, che inizierà a rispondere all’ambiente con modalità stereotipate e spesso non adattive.

    La fase terminale è definita “vegetativa” per la completa soppressione motivazionale e attentiva; la tendenza negli ultimi anni e quella di tardare l’istituzionalizzazione, garantendo però all’anziano uno stile di vita decoroso.

    Il ricovero definitivo andrebbe riservato a quei pazienti perennemente estraniati dal contesto, incapaci di comunicare o di riconoscere il proprio ambiente naturale e di riconoscersi, difficili da gestire dal punto di vista comportamentale/psicotico e con disturbi aprassici del tutto invalidanti.
     
     

     
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