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    Sesso, che fastidio

    Quarant’anni dopo il mondo – e il sesso – si sono rovesciati. Era il 1970: al festival di Sanremo, allora una specie di barometro della nazione, trionfa Adriano Celentano con la sua canzone crumira «Chi non lavora non fa l’amore». Oggi suona come una burla, per i torinesi. Tanto che il senso andrebbe capovolto: «Chi lavora non fa l’amore». E non solo: passi l’astinenza, il guaio è che proliferano i disturbi, la noia, il senso d’inadeguatezza.

    Sesso mordi e fuggi, lo chiamano. Più fuggi che mordi, si direbbe, a leggere certe statistiche. Al dipartimento universitario di Ginecologia e Ostetricia del Sant’Anna in appena sette anni hanno visto crescere del cinquanta per cento le donne che lamentano problemi. Si potrebbe credere che gli steccati del pudore siano caduti, che non ci si vergogni più a raccontare storie di orgasmi che latitano e desideri che scemano. Di qui il brusco aumento.

    Troppo facile. La verità è che il sesso sembra diventato un rompicapo. E chi chiede un consulto è sempre più giovane: sette su dieci sono sotto i 35 anni; nel 2000 erano il 59 per cento. Crescono le ragazze sotto i 15 anni. Crollano gli over 45, e anche qui sarebbe troppo banale liquidare il tutto pensando che disertino gli ambulatori perché hanno perso le speranze. Chiara Benedetto, direttore del dipartimento universitario di Ginecologia e ostetricia al Sant’Anna ha da offrire spiegazioni più complesse. Dice secca che sono «sempre di più e sempre più giovani. E i problemi sono molti: dalla semplice disinformazione al vero e proprio malessere, spesso causato dalla convinzione fasulla di doversi adeguare a modelli sociali e sessuali che non corrispondono alla loro esperienza».

    La black-list è lunga, ed è la fotografia di diversi fattori: desiderio scarso, poco sesso e ancor meno orgasmi. Senza dimenticare altri disturbi come vaginismo (contrazione riflessa e involontaria dei muscoli), vulvodinia (disturbo che genera fastidio e bruciore), ansia da prestazione e inadeguatezza nei confronti dell’altro sesso. «Spesso sono determinanti elementi di tipo psicologico», spiega la professoressa Benedetto. Da tradurre alla voce modelli culturali, stili di vita: «Poco tempo da dedicare al compagno, stile di vita frenetico, un ambiente in cui sembra esistano soltanto bellezze mozzafiato che inchiodano tutte le altre al loro senso di inadeguatezza».

    Colpa delle bellone, insomma, perfette e soddisfatte. Quelle che raccontano ai quattro venti di infilare un orgasmo dietro l’altro. Modelli tanto più devastanti per i giovanissimi. E qui la lista s’allunga: aumento della promiscuità, del numero dei partner e dei rapporti non protetti, rischio di infezioni, sessualità svincolata dal rapporto affettivo, alcol e droghe per far fronte all’insicurezza. Per non parlare del corteggiamento, roba da vecchi. E pensare che – come dice la sessuologa Maria Teresa Molo – «una sessualità soddisfacente ha effetti positivi sulla salute: longevità, sistema immunitario, riduzione del rischio di disturbi cardiaci e tumori».

    Allora forse val la pena di tornare a Celentano: «Dammi l’aumento signor padrone/così vedrai che in casa tua/e in ogni casa entra l’amore».

    La donna in carriera: "A un certo punto l'amore mi interessava più"
    «Non saprei come spiegarlo diversamente: un giorno ho detto basta. Niente più sesso, mi ero stufata». Sì, ma di cosa? «Dei rapporti fugaci, dell’ansia di dover piacere a tutti i costi». E così Marcella F., 35 anni, si è presentata all’ambulatorio di sessuologia clinica del Sant’Anna. «Non me ne fregava più niente, ma mi rendevo conto che questa mia situazione non poteva che danneggiarmi».

    Storie di vite divorate dalla fretta: nel lavoro, negli affetti, nelle amicizie. «Dagli anni dell’università era sempre la stessa musica: storie brevi, quasi occasionali. Avrò cambiato quindici partner. Mi stufavo, mai che riuscissimo a costruire un vero rapporto. Perché? Non lo so. Forse eravamo troppo presi da altro, ci si vedeva nei ritagli di tempo e nessuno ha mai cercato di invertire la rotta».

    Situazione difficile da sostenere: «E infatti a un certo punto sono crollata. Non che abbia avuto una crisi, o sia entrata in depressione. Semplicemente ho perso l’interesse. Ho continuato a frequentare ragazzi, ma quando si lambiva l’argomento, quando si creavano certe situazioni mi prendeva un imbarazzo che non ho mai provato».

    L'adolescente: "Non ero ancora pronta mi sono sentita sbagliata"
    Possibile scoprirsi inadeguati a 15 anni? Sì, possibile. Ma a cosa? A soddisfare le pretese, le aspettative e le richieste del partner. Al punto da rivolgersi agli psicologi, tutti e due, in coppia. Per capire cosa c’è di sbagliato. E di chi è l’errore. Così Anna (nome di fantasia) si confessa. «Io certe cose non le volevo fare. Non mi sentivo pronta». Il passo verso la crisi è quasi immediato. E devastante: «Mi sentivo sbagliata, diversa. Quasi inferiore, perché lui mi raccontava di quel che si dicevano tra amici, delle reciproche esperienze. Sembrava che fossi l’unica, lui cercava di non farmelo pesare ma si capiva che per lui era un grosso problema». Difficile, così giovani, non perdere la serenità. «Si entra in crisi facilmente», spiegano i medici dell’ambulatorio del Sant’Anna. «Ci si confronta con modelli, quella della tv fondamentalmente, che possono spiazzare. Riescono a destabilizzare gli adulti, figuriamoci gli adolescenti». Si fa in fretta, allora, a credere di soffrire di qualche disturbo. «Invece mi serviva soltanto lasciare che le cose succedessero in modo naturale».

    Fonte: http://www.lastampa.it

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