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    Spendere? Una questione di testa

    I soldi non sono tutti uguali. Un euro non è uguale all'altro, tanto per dire. E due euro più due euro, possono anche fare meno di quattro, se siamo a fine mese o se i primi due li abbiamo guadagnati in una settimana e i secondi li abbiamo ricevuti in regalo. Il nostro cervello tiene una contabilità che contraddice le teorie economiche e tradisce anche la matematica: insomma, al contrario di quanto si potrebbe pensare, quando spendiamo i soldi o li risparmiamo non siamo tanto razionali come crediamo.

    Le scoperte della neuro economia – si chiama così e sta diventando una branca di studi economici così importante che, due anni, fa il Nobel per l'Economia è eccezionalmente stato assegnato ad uno psicologo – dicono che ogni qual volta c'è in ballo un guadagno di soldi, anche piccolo, si eccita la stessa regione del cervello che si eccita per la gola, il desiderio sessuale e la cocaina. Ragion per cui ogni volta che facciamo un affare, scegliamo tra due prodotti scontati, prendiamo una fregatura, ci fidiamo di qualcuno o apriamo un conto corrente in banca, si scatena una vera e propria guerra di neuroni, dagli esiti alquanto stupefacenti. Facciamo qualche esempio.

    E' la domenica del derby. Stai andando allo stadio. All'ingresso ti accorgi di aver perso il tuo biglietto per la tribuna, che ti era costato 150 euro. Che fai, ricompri il biglietto? Scena due: sei sempre allo stadio, arrivi all'ingresso e ti accorgi di aver perso i 150 euro che avevi nella tasca della giacca. Che fai, ricompri il biglietto?

    La maggior parte delle persone sottoposte a questo esperimento non ricomprerebbe il biglietto nel primo caso, ma lo acquisterebbe nel secondo. Spiega Matteo Motterlini, studioso di Economia cognitiva: "In termini strettamente economici il dilemma è lo stesso: 150 euro da una parte e dall'altra. La verità è che alcuni euro, semplicemente, valgono di più degli altri. Ognuno di noi tende ad organizzare i soldi in una serie di categorie diverse ed a trattarli in funzione della loro provenienza, del modo in cui sono conservati e del modo in cui sono spesi. Insomma ognuno ha una 'sua' matematica, che non ha molto da spartire con quella imparata a scuola" conclude l'economista.

    Altro esempio: il signor Bianchi possiede delle azioni Eni, e durante tutto l'anno ha accarezzato l'idea di venderle per comprare delle azioni Telecom. Ma non l'ha mai fatto, e troppo tardi si accorge che se lo avesse fatto sarebbe più ricco di 10.000 euro. Il signor Rossi invece aveva alcune azioni Telecom, ma le ha vendute per comprare delle azioni Eni. Solo dopo si è reso conto che se le avesse tenute sarebbe più ricco di 10.000 euro. Secondo voi chi si sente peggio? Gli esperimenti dimostrano che la maggior parte delle persone si sentirebbe molto peggio nei panni del signor Rossi.

    In linea di principio la cosa non ha molto senso: dopotutto Bianchi e Rossi non hanno tutti e due 10.000 euro in più sul conto. "La verità" prosegue Motterlini "è che Rossi rimpiange qualcosa che ha fatto, mentre Bianchi qualcosa che 'non ha fatto', ma che avrebbe potuto fare. E questo fa una grande differenza. Il rimpianto è una sensazione che vogliamo evitare, più di altre".

    Il fenomeno psicologico dei conti mentali, confermato sperimentalmente dall'economista di Chicago Richard Thaler, va contro le teorie economiche accettate: le nostre scelte vanno come nel nostro esempio contro la fungibilità del denaro, ma sono mille le trappole in cui cadiamo senza accorgersene. Per questo la macro economia si sta interessando di questi processi della mente, come se ne interessano aziende, banche e multinazionali. Per farci un'idea di come funzioniamo davanti al portafoglio ecco tre libri, di diversa difficoltà, usciti recentemente: Massimo Piattelli Palmarini ha tenuto sull'argomento quattro lezioni al College de France, e le trovate pubblicate insieme da Codice sotto il titolo di 'Psicologia ed economia delle scelte (costo 15 euro). Il libro più divulgativo è quello di Matteo Motterlini, che esce invece questa settimana per i tipi della Rizzoli: si chiama 'Economia Emotiva', costa 17 euro. Se siete interessati alle ricerche che si sono condotte in questo campo in Inghilterra e in America, a partire dagli anni Settanta, potete leggere 'Psicologia economica della vita quotidianà edito da Il Mulino (costo: 25 euro).

    Autore: Carlotta Mismetti Capua
    Fonte: http://www.repubblica.it

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