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    Spogliarsi sui telefonini: «Un gioco»

    ANCONA — Il Procuratore per i minorenni Ugo Pastore e il capo della squadra mobile Luigi Di Clemente hanno preso a cuore l'inchiesta, ma questa storia di amori, amori orali e amori «contro natura» tra minorenni non è roba per loro. O meglio, non sono loro che ne verranno a capo, che la chiuderanno, come se fosse un omicidio con colpevole. Perché il procuratore, che ha un eloquio da appassionato difensore della civiltà, e il poliziotto, che tiene una grande foto di Sciascia alle spalle, più vanno avanti — è già passato un mese — più la vicenda si allarga. Credevano di aver pescato un pugno di giovanissimi perversi, ma più ascoltano e perquisiscono i loro amici, più scoprono che il sesso praticato, poi filmato, poi diffuso in giro, fa parte del patrimonio di molti, moltissimi adolescenti. Così, si trovano di fronte a qualcosa che vent'anni fa non c'era e hanno la sensazione che la legge può reprimere, ma non fermare la piena. Sono già arrivati a 480 i ragazzini interrogati, sempre alla presenza dei genitori. Sono quindici gli indagati per aver avuto rapporti sessuali con una bambina di tredici anni. O aver assistito, o aver filmato, nel parco «Il gabbiano», fra altalene e giochi infantili.

    Per qualcuno di loro, probabilmente a gennaio, ci saranno gli ordini di cattura. Violenza sessuale di gruppo, estorsione, perché la ragazza, dopo le prime volte, sarebbe stata costretta, sotto la minaccia di rivelare tutto ai genitori. Detenzione e divulgazione di materiale pedo-pornografico minorile. Tutto parte appunto da questa tredicenne graziosa, vivace. La mamma di un suo compagno di scuola la vede sul display del telefonino del figlio. Il telefonino, attraverso vari passaggi, arriva alla squadra mobile. La tredicenne sta alle medie, i ragazzi all'Istituto tecnico industriale «Volterra». Il parco «Il gabbiano» sta in mezzo. La zona si chiama Torrette, guarda il mare. La ragazzina ora è tornata a scuola, ma le parlano soltanto le amiche più strette. Gli altri la considerano una poco di buono, le sussurrano «prostituta». Isolata. La sua famiglia, papà impiegato, mamma operaia, una sorellina più piccola, subisce danni alla macchina, frasi dietro le spalle. Adesso vogliono andare via da Ancona. Vengono sequestrati telefonini e computer dei quindici ragazzi sotto inchiesta.

    La polizia postale esamina il materiale e là dentro trova una specie di ossessione per il sesso, che forse, invece, è la normalità di oggi. Il procuratore Pastore non ha dubbi: «La ragazzina è una vittima. Perché ha accettato di andare con uno, poi con un altro, poi con un altro ancora ed è rimasta incastrata nel ricatto? Perché quello è il modello del gruppo. Per essere accettata, per avere una vita di relazione doveva fare questo. È evidente che cadono nella trappola le personalità più fragili». La polizia Postale delle Marche, diretta dal dottor Pierlorenzi, studia gli hard disk, i percorsi di navigazione. I computer sono pieni di altre immagini. Una tredicenne che fa lo spogliarello nella sua stanzetta con i manifesti al muro. Anna, di Senigallia, che si masturba. Un'altra che si definisce «belle tette di Senigallia» e scrive: «Vuoi vedere altre foto piccanti? Vieni nel sito…». Una di queste giovani, 16 anni, rintracciata e interrogata, spiega: «Le foto me le ha fatte il mio fidanzato, volevo vedere come risultava il mio sedere…». Immagini, apparentemente tutte con minorenni protagonisti, scaricate per mezzo del programma «Emule«, un programma di scambio, tecnicamente «peer to peer». Ci trovi — gratis — musica, video, film e pornografia a piacere. «Qui — dice il procuratore Pastore — non ci sono violenze carnali. Apparentemente soltanto esibizionismo, voglia di mostrarsi, nella speranza che qualcuno ti noti, ti apra delle porte per diventare velina. Ma queste scelte sono di piena responsabilità? O sono gli unici modelli che offriamo quotidianamente a ragazzini che procedono a tentoni?». Oggi, se vai in uno dei ristoranti signorili di Ancona, a un certo punto, uno dei commensali tira fuori il palmare o il telefonino e ti mostra uno di quei video lì, delle ragazze di Senigallia, che i ragazzini si passano l'uno all'altro in cambio di cinque, massimo dieci euro e poi da alcuni figli arrivano a certi padri.

    Non è una storia criminale, è una storia «normale». Come è normale il quartiere Torrette, né povero, né ricco. Ed è normale l'Itis, la scuola dei ragazzi, con le bacheche delle coppe vinte e i laboratori. E la scuola Fermi, dove va la ragazzina da cui è partito tutto e dove la preside ha dichiarato: «Questa è un'oasi felice. Ci sono due alunni stranieri per ogni classe…». Così, questo potrebbe essere oggi il sesso di molti minorenni da Vipiteno a Linosa. A Pesaro c'è stato un altro caso. Sesso orale, filmato, di una tredicenne con un coetaneo e un quattordicenne, nel cortile della scuola media. La preside che cerca di risolvere tutto fra le sue mura. Il procuratore che, venuto a conoscenza della vicenda, si appella al ministro dell'Istruzione affinché richiami presidi e insegnanti «a svolgere fino in fondo il loro ruolo». Questi ragazzi, dice Pastore, «paiono incapaci di sentire, incapaci di rispettare gli altri e se stessi. Nel loro sesso non c'è divertimento, ma meccanicità e il piacere di umiliare». E ammonisce: «Un paese che affida ai magistrati questi casi è un paese che ha già fallito». Lascia una speranza: «Tutto questo, però, nasce da un coetaneo di quella tredicenne. Che parlò con la madre dei filmati che giravano fra i suoi amici. Dobbiamo dare a bambini come lui la sensazione che hanno la possibilità di non restare soli. Chi non ci sta a fare quelle cose non è un diverso».

    Fonte: http://www.corriere.it

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