Un corteggiamento non gradito ma insistente, un ex-coniuge ostinato nel recuperare il legame ormai dissolto, un capoufficio mortificante e vessatore… sicuri di saper gestire la situazione nel rispetto della vostra libertà e autodeterminazione preservando l’equilibrio psicologico?
Perché se così non fosse potreste essere incappati in un caso di stalking, cioè nella degenerazione di un rapporto interpersonale che favorisce un comportamento intrusivo, molesto ed ossessivo esercitato da una persona su un’altra procurandole paura, ansia, problemi relazionali e psicologici.
Il fenomeno, monitorato anche in Italia con un 20% di incidenza sul campione, sembra in crescita ed è per questo che se n’è discusso lo scorso sabato mattina 3 giugno presso il Piccolo Coccia durante il convegno “Psicologia del disagio e della sicurezza” organizzato dall’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Stalking , con il contributo dell’organizzazione investigativa Europol e i patrocini di Provincia e Comune di Novara.
Al di là della mera definizione da manuale, all’inizio dei lavori il concetto assume connotati realistici e locali quando una signora novarese presente in sala, madre di un minorenne, confida di essere vittima di stalking da parte dell’ex-marito ed offre al pubblico e ai relatori la propria testimonianza che diventa il timone del convegno. Introdotta dal detective criminologo nonché direttore Europol Novara, Mario Filippo Caliò, la psicologa e sessuologa Valeria Lisini, coordinatrice regionale ONS Sardegna, ha illustrato ai presenti le sfaccettature di tale fenomeno invasivo: «Stalking è un termine anglofono che indica in ambito venatorio l’appostamento per la caccia della preda ma nel nostro caso la vittima è una persona, in prevalenza una donna, vessata dallo stolker che può essere un ex-partner, un vicino di casa, un collega di lavoro o anche uno sconosciuto.
E’ importante sottolineare che lo stolker solo in pochi casi presenta gravi psicopatologie dal punto di vista clinico, a volte si tratta di personalità border-line. In realtà chiunque di noi in un certo momento, mal interpretando un rapporto interpersonale, può diventarlo. Lo stolker infatti non proviene da un ambiente degradato, di basso profilo sociale e culturale, ma solitamente è una persona con titoli di studio ben inserita nella società».
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Chiarisce Lisini: «La discriminante del fenomeno è data dalla componente di paura della vittima e per parlare di stalking le persecuzioni devono proseguire per un periodo minimo di un mese e in un numero di manifestazioni, almeno dieci, intenzionali e ripetute». Ma resta difficile delineare con precisione un fenomeno tanto sfaccettato, afferente un ambito anch’esso complesso quale la psiche umana, per il quale anche la legge sembrerebbe inadeguata. E’ infatti forte l’appello di Lisini: «Bisogna istituire una nuova categoria di reato di stalking perché ad oggi c’è il vuoto assoluto nella tutela della vittima». E a tal proposito, gli aspetti legali conseguenti al fenomeno persecutorio sono stati illustrati dagli avvocati Matteo Iato e Monica Bombelli, intervenuti al convegno (…).
Articolo di Arianna Martelli, tratto da www.corrieredinovara.it