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    Stress da ufficio, un “male” italiano

    Non solo calo produttivo e disagio psicologico. Anche malesseri fisici 'specchio' di una vera e propria sindrome: dal mal di testa ai dolori di stomaco, dall'insonnia alle difficoltà digestive, dal colon irritabile a episodi di tachicardia e picchi di pressione alta con seri rischi per la salute del cuore. Sono solo alcuni dei molti sintomi dello 'stress da ufficio', che secondo statistiche europee valide anche per l'Italia colpisce circa il 30% di tutti i lavoratori.

    Ma dalla penisola arriva ora la proposta di una tecnica di intervento che promette di salvare mente, cuore e rendimento: trasformare la pausa pranzo in una 'scuola di benessere', con un programma specifico fatto di lezioni ad hoc, dieta sana in mense 'amiche' della salute, attività fisica in palestra e allenamento al relax. A ideare e sperimentare con successo la nuova strategia è il team di Massimo Pagani, professore di Medicina all'università degli Studi di Milano-polo Sacco e autore di uno studio in corso di pubblicazione sul 'Hypertension', rivista dell'American Heart Association (Aha).

    La ricerca ha coinvolto circa 90 dipendenti italiani della multinazionale statunitense DuPont, tutti volontari che avevano riportato esperienze di stress lavorativo, e un'ottantina di lavoratori esterni come gruppo controllo, senza problemi di tensione professionale. ''Chi ha seguito il nostro programma di intervento per un anno ha mostrato miglioramenti evidenti'', spiega Pagani all'ADNKRONOS SALUTE. E' ''una strategia a costo zero per l'azienda – aggiunge l'esperto – perché non si tratta di creare nuove risorse, ma di spendere meglio quelle già disponibili attraverso un'opportuna razionalizzazione''. Il progetto, continua Pagani, ''è nato negli anni '90 per cercare di misurare in modo affidabile il ruolo dello stress mentale nelle malattie cardiovascolari''. E tra le varie forme di stress, ''secondo i dati europei a nostra disposizione quello professionale occupa un ruolo sorprendente: è al secondo posto tra i problemi di salute riferiti dai lavoratori, preceduto solo dai dolori osteo-articolari'' legati alla postura o al tipo di attività eseguita. Tuttavia, prosegue l'esperto, lo 'stress da ufficio' è stato ''per troppo tempo ricondotto a una sfera di competenza unicamente psicologico-psichiatrica, dimenticando che provoca invece una lunga serie di sintomi fisici apparentemente inspiegabili''. Campanelli d'allarme che ''presi singolarmente hanno poco senso'', ma che tutti insieme delineano un'autentica sindrome.

    Da qui l'esperimento sui dipendenti DuPont, ''possibile grazie alla disponibilità dell'azienda, il cui manager è tra gli autori di questo studio – evidenzia Pagani – e particolarmente significativo perche' in quel periodo nella filiale italiana della DuPont era prevista una ristrutturazione ordinata dal quartier generale Usa, di cui i lavoratori della Penisola non sapevano nulla. Ed è dimostrato – dice il medico – come l'attesa per una decisione esterna di cui non si puo' avere alcun controllo sia un fattore che aumenta lo stress''. I 91 dipendenti DuPont 'stressati' (59 uomini), di età media 40 anni e peso normale (indice di massa corporea-Bmi pari in media a 24), sono stati quindi confrontati con 79 dipendenti controllo non-DuPont (52 uomini), di eta' media 38 anni e Bmi medio 23. ''Tutti sono stati sottoposti a speciali questionari standardizzati e alla misurazione dell'attivita' nervosa simpatica, indice di stress insieme alle attivita' ormonali e immunitarie – ricorda l'esperto – tramite un sistema di elettrocardiogramma a distanza''. E una volta confermati i livelli di stress dei volontari rispetto ai controlli, è partito l'intervento. ''Circa la metà dei volontari DuPont 'stressati' ha aderito all'esperimento – riassume Pagani – accettando di ripetere le analisi iniziali a distanza di un anno, dopo avere seguito un programma a scelta: uno 'attivo' (un'ora alla settimana durante la pausa pranzo, che prevedeva appunto lezioni di 'ristrutturazione' psicologica, attività fisica in una mini-palestra disponibile in DuPont, allenamento al relax mentale e alimentazione salutare grazie a un accordo che la mensa aziendale aveva stipulato per mettere a disposizione cibi a basso rischio cardiovascolare), e uno 'passivo', mensile via e-mail, con informazioni su stress lavorativo e possibili 'armi' per vincerlo''. Ebbene, ''all'analisi finale abbiamo osservato per il gruppo 'attivo' indici di stress ridotti rispetto all'esame iniziale, e significativamente piu' bassi rispetto al gruppo 'passivo'', riferisce lo specialista. ''Abbiamo inoltre calcolato che nel gruppo 'attivo' c'erano molte donne – puntualizza – forse perché le dipendenti femmine hanno in genere mansioni piu' stanziali, che le lasciano più libere di seguire programmi come quello proposto''. In ogni caso, ''i risultati ottenuti suggeriscono innanzitutto la necessita' di replicare l'esperienza condotta in altre realta' e su un numero maggiore di dipendenti. Inoltre – conclude Pagani – dimostrano che per sconfiggere lo stress da lavoro, vivere meglio e difendere cuore e arterie non basta dire o spiegare: servono atti concreti''.

    Fonte: http://it.yahoo.com/

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