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    Suicidi France Telecom? Stress intenso e duraturo senza via fuga

    Ventiquattro suicidi in un anno e mezzo tra i lavoratori di France Telecom. Il frutto di un cocktail micidiale tra intensità e durata dello stress lavorativo, a cui si aggiunge l'impossibilità di vedere una via di fuga. Il caso francese fa riflettere anche gli psicologi italiani che si interrogano sulle possibilità di spiegare questi avvenimenti in base alle conoscenze psicologiche attuali.

    "Gli psicologi del lavoro sanno che lavorare può portare sofferenza e malattia", si legge in una nota dell'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna, che ricorda: "Più di 165 mila persone sono morte nell'ultimo anno in Europa per motivi legati al lavoro, e 1 lavoratore su 3 fa un lavoro rischioso per la propria salute, secondo l'ultima indagine sulle condizioni di lavoro della European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions". Il lavoro, però, oltre a comportare dei rischi nel caso in cui lo stress è elevato, è anche la più importante fonte potenziale di soddisfazione, sviluppo e autorealizzazione che gli esseri umani hanno a disposizione.

    "Oggi sappiamo – spiega Manuela Colombari, presidente dell'Ordine degli psicologi dell'Emilia Romagna – che condizioni di lavoro stimolanti, accompagnate soprattutto dalla sensazione di poter ricevere supporto quando serve e dal riconoscimento dei risultati che abbiamo raggiunto, possono portare le persone al benessere nella propria vita lavorativa". Ma non è facile, prosegue la Colombari: "Quando tutto è flessibile e precario (il posto, il futuro, lo status sociale), le persone vivono al limite delle risorse non solo economiche, ma cognitive e affettive". Si struttura, così, "l'abitudine a concentrarsi su obiettivi di corto o cortissimo termine – continua la presidente Colombari – non si esercita la capacità di programmare e si prendono decisioni meno efficaci per sé e per il proprio futuro. Ma in molti casi l'esito del confronto con un lavoro 'ostile' dipende dalle risorse che possiamo mettere in campo. Ecco perché è importante che i luoghi di lavoro siano attenti alle differenze tra le persone: tutti hanno diritto a condizioni di lavoro dignitose, che comprendano la possibilità di proteggersi dagli effetti negativi del lavorare. Ecco anche perché è secondario sapere se quei suicidi siano dovuti alla politica di France Telecom, oppure se ci sia stato un fenomeno di contagio emozionale che ha spinto al suicidio altre persone dopo le prime".

    Tornando al caso France Telecom, Marco Depolo, docente di psicologia del lavoro all'università di Bologna, ricorda che i "suicidi sono collegati a una situazione di posto di lavoro a rischio, che è durata nel tempo, che è fuori dal controllo delle persone coinvolte, che ha conseguenze pervasive anche sulla vita personale e familiare ed è circondata da un'aura mediatica di inevitabilità. Nessuna di queste criticità da sola può spiegare perché 24 persone siano rimaste travolte, e molte altre magari colpite ma rimaste in silenzio. Tutte insieme dimostrano come lo stress può colpire duro: non è l'evento stressante in sé, il cocktail micidiale è la sua intensità, la sua durata e la sensazione di non potersi sottrarre". Bene ha fatto France Telecom, dicono gli esperti, a correre ai ripari, bloccando la ristrutturazione così come era condotta e chiedendo l'aiuto di un gruppo di psicologi per tamponare l'emergenza.

    "Uno psicologo del lavoro – aggiunge Depolo – avrebbe potuto spiegare che quando un'azienda non sa più vedere l'impatto sul personale delle proprie politiche, i risparmi economici di breve periodo nascondono il rischio di enormi perdite, economiche e di immagine". Ma come si sentono oggi i dipendenti France Telecom, anche quelli non toccati per ora dalla ristrutturazione? "Gli psicologi del lavoro hanno un nome per la loro condizione: 'sindrome del sopravvissuto'. Se domani pensi che può toccare a te, la prima cosa che ragioni è come difenderti, fuggire altrove se puoi, e se non puoi ricambi l'azienda regolando il tuo impegno al minimo possibile. Proprio il contrario di ciò che serve in tempi di crisi", conclude l'esperto.

    Fonte: http://www.adnkronos.com/

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