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    Suicidio: inutile terapia cognitivo-comportamentale nelle famiglie

    La terapia cognitivo-comportamentale su base familiare ha scarsi effetti su molti degli aspetti del senso di perdita derivante dal suicidio di un coniuge o di un membro della famiglia. D'altro canto, comunque, l'approccio cognitivo-comportamentale riduce il senso di colpa dei partecipanti e le reazioni di cordoglio maladattive.

    Studi precedenti su famiglie colpite da episodi simili hanno portato a risultati conflittuali, almeno in parte perché progettati in modo inadeguato e per via delle ridotte dimensioni dei campioni. Il cosiddetto "cordoglio complicato" consiste in una durata inusualmente prolungata delle sue manifestazioni, che portano ad evitare il ricordo della persona deceduta, alla mancanza di scopo, a struggimento, mancanza di credo ed amarezza.

    I pazienti trattati con terapia cognitivo-comportamentale, comunque, non presentano miglioramenti significative nei punteggi relativi a cordoglio traumatico, depressione o ideazione suicida dopo 13 settimane di terapia. (BMJ online 2007, pubblicato il 20/4)

    Fonte: DoctorNews

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