Molte ricerche sulla perdita della memoria si focalizzano sulla Demenza, sul Disturbo di Alzheimer o altre patologie del cervello.
Ma la neuroscenziata Emily Rogalski del Northwestern University's Feinberg School of Medicine sapeva che c’è una grande variabilità nel funzionamento della memoria delle persone più anziane. Molte hanno una perdita di memoria di vario grado, ma alcune hanno una memoria forte, anche in età molto avanzata.
Rogalski voleva scoprire come mai si verificava questo fenomeno. Così cominciò a raccogliere volontari di 80 anni, provenienti da Chicago per testarne la memoria. Questa ricerca apparse nel Journal of the International Neuropsychological Society.
I volontari si recavano nel laboratorio della Rogalski e veniva data loro la “consegna” per il test.
Rogalski riferisce che ai partecipanti veniva comunicato quanto segue: “Noi cerchiamo individui che abbiano più di 80 anni, ma che siano in grado di dare una performance ad un test di memoria come dei 50-60 enni o migliore di questi”.
I partecipanti dovevano memorizzare una lista di parole randomizzate e ricordare le parole dopo un lasso di tempo. Oppure venivano fatte ascoltare loro delle storie e dopo venivano testati nei più piccoli dettagli di esse.
“Il test di memoria era molto complesso”, dice Lou Ann Schachner, 84 anni, che si rese volontaria per lo studio con suo marito Jay, 81enne.
Quello che la scienziata trovò è che alcuni dei partecipanti più anziani avevano una memoria eccezionale; loro erano performanti come, se non meglio, di persone di 50 anni.
Ma tali individui che vanno veramente bene ai test di memoria non sono comuni, lei aggiunse.
Di quelli che si sono sottoposti ai test, solo 1 su 10 aveva una memoria eccezionale.
Questo gruppo fu chiamato da Rogalski “superagers”.
Una volta che questo gruppo di superagers fu identificato, Rogalski fu desiderosa di scoprire cosa spiega la loro eccezionale memoria. Il suo primo passo fu vedere se il cervello dei superagers mostrava delle differenze rispetto a quelli di altri ottantenni.
Ad ogni superager furono fatte parecchie scansioni MRI. Rogalski analizzò poi le immagini dei cervelli, osservando lo strato esterno del cervello chiamato corteccia, che è critico per il pensiero e la memoria. La corteccia è fatta di densi strati di cellule nervose e il suo spessore indica lo stato di salute del cervello.
Nei malati di Alzheimer, ad esempio, la corteccia diventa più sottile e si restringe. Ma nei superagers, Rogalski dice, quello che trovammo è abbastanza notevole. Noi trovammo che le cortecce di individui superagers somigliano più a quelle individui di 50-60 anni. Non c’era un assottigliamento o ritiro della corteccia nei superagers, comparata a quella di persone di 20 o 30 anni più giovani.
All’inizio, Rogalski non credeva a ciò che aveva trovato. Così analizzò di nuovo le scansioni MRI, confermando la sua scoperta. “Inoltre trovammo qualcosa di ancora più sorprendente, a cui era ancora più complesso credere” lei dice.
Nell’area anteriore del cervello chiamata cingolata, c’era più spessore che nei 50enni. La corteccia cingolata anteriore è una piccola regione del cervello importante per l’attenzione e la memoria. Una corteccia giovanile e un’area cingolata spessa, suggeriscono a Rogalski che queste due regioni sono state risparmiate dal tipico assottigliamento legato all’età e che possono essere gli elementi che proteggono contro il declino della memoria riscontrato in molte persone anziane.
Ma ci potrebbero essere altre spiegazioni per giustificare la memoria eccezionale di questi superagers. Forse essi hanno sempre avuto dei cervelli eccezionali; forse hanno un surplus di riserve che la maggior parte delle persone anziane non ha.
Un’altra possibilità, dice Rogalski, è che la memoria dei superagers declina molto più lentamente.
Per controllare queste possibili spiegazioni del perche 1 su 10 ultra ottantenni ha una memoria eccezionale, R. ha recrutato altri 30–80enni con memoria eccezionale.
E’ attualmente impegnata nel processo di analisi dei loro cervelli. “Rimanete sintonizzati”, lei dice. Ma per adesso, il messaggio da portare a casa è che la perdita di memoria con l’età non è inevitabile.
Articolo tratto da: http://www.npr.org/