Dall'Australia arriva la proposta di un cambiamento di approccio contro alcuni disturbi del comportamento alimentare come il binge-eating, o disturbo da alimentazione incontrollata. Quello che propongono due ricercatrici della Griffith University è un metodo chiamato “mindfulness”, che viene già messo in pratica nel trattamento dell'ansia, della depressione e della lotta allo stress. Mindfulness può essere tradotto come “attenzione consapevole”.
Secondo la teoria di Michelle Hanisch e Angela Morgan le persone, soprattutto donne, che si lasciano andare a questi comportamenti alimentari compulsivi sono spesso perfezioniste e molto esigenti con se stesse. Quando queste donne percepiscono di non raggiungere gli altissimi standard che si sono autoimposte, o sentono che la situazione sfugge in qualche modo dal loro controllo, si lasciano andare ad abbuffate private.
“Molte donne sviluppano metodi molto elaborati per nascondere le prove del loro comportamento e alcune si sentono tanto colpevoli da provocarsi il vomito, ingerire lassativi o eccedere nell'attività fisica per contrastare gli effetti delle loro esagerazioni”, spiega Angela Morgan. “Abbuffarsi rappresenta una fuga temporanea dagli eventi e dalle emozioni che può causare problemi fisici a lungo termine. Bisogna che le donne imparino a reagire in maniera diversa”.
La mindfulness deriva dal buddismo e consiste fondamentalmente nella meditazione che dovrebbe aiutare le persone a prestare attenzione al momento presente, a sviluppare una sana auto-accettazione e a fare attenzione a possibili risposte distruttive. “Le donne che hanno partecipato ad un programma hanno riportato una minore insoddisfazione dei loro corpi, una maggiore autostima e delle migliori relazioni interpersonali”, racconta la Morgan.
Non sembra azzardato come approccio, serve sicuramente a spostare l'attenzione dal cibo, che quasi mai rappresenta il vero problema e che spesso è solo il sostituto della gratificazione desiderata. Riuscire ad ascoltarsi, osservarsi e diventare consapevoli di sé non è, però, né facile né immediato, soprattutto per persone che si impongono la perfezione.
Fonte: Griffith University Media Release
http://it.health.yahoo.net