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    L’uso delle metafore nei bambini con ADHD

    “Lui le cose le sa fare… il problema è che le fa quando solo quando vuole lui”
    “Dottoressa, dovrebbe vederlo, davanti alla playstation sta perfettamente fermo, ma quando c’è da stare seduti a tavola non regge nemmeno cinque minuti: secondo noi lo fa per farci arrabbiare”
    “Non è vero che è disattento perché per certi particolari è attentissimo, ma quando gli chiedi di prestare attenzione se ne infischia”
    “E’ un ragazzo cosi intelligente…se solo si applicasse un po’ di più!”
    “Sembra impossibile: in gruppo è una furia ma se lo prendi da solo è dolcissimo e molto sensibile”
    I professionisti che lavorano con bambini ADHD si sentono spesso queste ed altre frasi simili dai loro genitori e insegnanti.

    Anche i ragazzi e le ragazze con ADHD faticano a comprendere quello che gli succede e molto spesso finiscono per credere cose come queste:
    “Quando ero piccolo pensavo di essere bravo in alcune cose, ma poi ho capito che non sono capace di fare nulla”
    “Probabilmente sono cattivo, perché non faccio mai le cose quando ce ne sarebbe bisogno”
    “Non so chi sono…so solo che sono strana”

    Queste frasi descrivono sono solo in parte la realtà: è vero infatti che il bambino con ADHD in alcune situazioni mostra delle competenze elevate a livello cognitivo, comportamentale e sociale, ma che queste competenze non compaiono invece altre situazioni. È però un’interpretazione errata dell’adulto che il mostrare o meno queste competenze in un determinato momento dipenda dalla volontà del bambino e che quando non si comporta in modo adeguato stia facendo “apposta” per irritare chi gli sta vicino.

    Piuttosto che dilungarsi in spiegazioni scientifiche sul deficit delle funzioni esecutive che caratterizza il funzionamento del cervello di una persona con ADHD o su come il suo comportamento sia estremamente dipendente dalle variabili del contesto, il professionista può usare con gli adulti e con il bambino stesso alcune metafore che facilitano una comprensione intuitiva e immediata: la metafora dell’“orchestra senza direttore” o quella del “cuoco volenteroso ma disorganizzato”

    Metafora dell’orchestra senza direttore
    “Immagina un’orchestra sinfonica in cui ciascun musicista è capace di suonare molto bene il suo strumento. C’è il pianoforte, il violino, la tromba, e tutti gli altri strumenti musicali che servono per fare una grande orchestra. Ma disgraziatamente manca il direttore d’orchestra! Non c’è nessuno che dica ai musicisti quando iniziare a suonare, quando smettere, quando deve entrare il violino e quando si deve fermare, quando bisogna accelerare il ritmo e quando rallentarlo. Pur avendo degli ottimi musicisti questa orchestra senza un direttore non sarà in grado di produrre una buona musica.”

    I sintomi dell’ADHD possono essere paragonati a un problema che riguarda non i singoli strumenti, ovvero le singole funzioni come memorizzare, stare attento, muoversi/stare fermo, parlare/tacere, ma nel direttore d’orchestra, ovvero l’abilità di regolare queste funzioni, di attivarle e disattivarle, di passare da una all’altra nel momento giusto e nel posto giusto.

    Metafora del cuoco volenteroso ma disorganizzato
    “Immagina un cuoco che ha una cucina ben attrezzata: sugli scaffali ci sono tutti gli ingredienti necessari e tutti gli strumenti per versare, impastare, cuocere… Però questo cuoco non versa gli ingredienti nell’ordine giusto, non accende il forno in modo che si riscaldi per tempo, non scongela gli ingredienti prima di utilizzarli, e usa il frullatore per impastare la pasta. Anche se è molto motivato a cucinare bene, è poco probabile che questo cuoco possa servire in tavola il pasto che i clienti hanno ordinato”

    Anche questa metafora descrive bene quello che fa un ragazzo con ADHD, che, pur avendo buone risorse, non sa come utilizzarle adeguatamente, come autoregolarsi per ottenere il risultato che l’ambiente esterno gli richiede.

    Entrambe queste metafore inoltre suggeriscono immediatamente anche il tipo di intervento di cui ha bisogno un bambino con ADHD.
    In primo luogo è necessario che il contesto sia organizzato ad hoc e gli adulti si comportino in modo tale da fornire momento per momento indicazioni chiare sui comportamenti da attivare e disattivare nei diversi momenti (come se fossero un direttore d’orchestra esterno).
    In secondo luogo è importante che il bambino stesso riconosca come funziona e apprenda strategie concrete di autoregolazione (come il cuoco che stampa la ricetta e segue i diversi passaggi).

    Autore articolo
    Articolo scritto dalla dott.ssa Marta Schweiger, docente nel corso su “ADHD strumenti di valutazione e trattamento” organizzato da Obiettivo Psicologia

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