Il 16 gennaio 2014 è iniziato a Park City, nello Utah, il Sundance Film Festival, il più importante e noto festival di cinema indipendente del mondo.
Quest’anno, nella categoria World Documentary Competition, ci sono tre film che si occupano di Internet da diverse prospettive: The Internet’s Own Boy, sulla storia dell’attivista Aaron Swartz (programmatore, scrittore e attivista statunitense, co-autore dei feed RSS e e co-fondatore di Reddit, che si è suicidato a inizio 2013), Love Child, sul tema della dipendenza dai videogiochi raccontata attraverso un fatto di cronaca in Corea del Sud, e Web Junkie, che racconta i metodi e le terapie di un centro di riabilitazione per ragazzi “dipendenti da Internet” in Cina.
Il trailer di quest’ultimo sta girando molto online, stimolando una discussione sul problema reale dell’uso compulsivo di Internet ma anche sull’efficacia dei metodi “rieducativi” che si è deciso di adottare in Cina, un paese dove Internet è stato spesso demonizzato e censurato e dove il governo adotta costantemente misure piuttosto dure per contrastare la diffusione in rete di informazioni e opinioni critiche.
La Cina è stato il primo paese al mondo a classificare questo tipo di dipendenza come un disturbo clinico.
Il fenomeno di Internet all’interno del contesto culturale cinese viene considerato “dipendenza” quando si utilizza Internet per più di sei ore al giorno per motivi che non siano di studio o lavoro, riducendo il campo principalmente all’uso di videogiochi online.
A differenza del mondo occidentale, dove milioni di adolescenti usano le loro console per i videogiochi, in Cina la maggior parte dei ragazzi si ritrova dopo la scuola in giganteschi “café”, dei grandi capannoni arredati come Internet point.
Uno psichiatra del campo sostiene che molti di questi ragazzi utilizzino dei pannolini per adulti per non allontanarsi dallo schermo durante il gioco, e che questo tipo di dipendenza non sia tanto diversa da quella di un drogato, “ecco perché la chiamiamo eroina elettrica”.
La Situazione in Italia
Chi e quanti sono i dipendenti da videogames, Internet e tecnologie digitali in Italia?
A svelare qualche numero è stato il Dott. Federico Tonioni, ricercatore in psichiatria all'Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile dell'ambulatorio per la dipendenza da Internet del Policlinico Gemelli di Roma.
"Dal novembre del 2009 abbiamo in cura 300 pazienti, il 20% adulti dipendenti dal gioco d'azzardo e dai siti per adulti e il restante 80% da ragazzi giovanissimi provenienti da tutta Italia, dagli 11 anni ai 23 dediti ai giochi di ruolo online o patiti di social network".
Alcuni ragazzi hanno smesso di andare a scuola, altri "sono arrivati a picchiare i genitori quando sono state messe in discussione le ore di connessione". "I loro unici amici sono i compagni di guerra che li esaltano quando ottengono risultati e li insultano quando sbagliano", spiega Tonioni. "Questo tipo di giochi non sono creativi ma solo sono eccitanti e compulsivi".
Per curare la dipendenza al Centro del nosocomio romano si eseguono colloqui individuali e sedute di gruppo con una psicologa. Secondo l'esperto il sintomo di un problema sono le ore passate davanti al monitor e "l'assenza di entusiasmo nelle attività fuori casa", che portano i giovani ad abbandonare gli studi e le amicizie reali.
Purtroppo, passare lunghe ore in camera propria davanti a un monitor è uno stile di vita ormai.
Chissà, forse una volta i genitori erano più presenti, mentre oggi – vuoi per gli impegni di lavoro, vuoi perché “lo fanno tutti” – si lasciano i bambini a vegetare per ore di fronte alle consoles. D’altra parte, sono anche dilaganti i conflitti tra genitori e figli sull’uso, o dovremmo dire abuso?, di questi nuovi media.
La via che conduce all'internet dipendenza
Negli anni '90, il famoso psichiatra Goldberg propose dei criteri diagnostici molto discussi per diagnosticare la I.A.D., rifacendosi ai sintomi abitualmente osservati per isolare le dipendenze più comuni.
Egli, più precisamente, sottolineò l'importanza per la diagnosi dei segni clinici di tolleranza, di astinenza e di danno in aree del funzionamento sociale, occupazionale o in altri ambiti importanti.
Più recentemente (AA.VV., 1998), per individuare e distinguere i segni di rete-dipendenza dal consumo non patologico di Internet, si fa riferimento ad alcuni comportamenti, che rappresentano indicatori qualitativi o quantitativi di differenza tra normalità e patologia e che hanno permesso di distinguere 3 tappe nel percorso verso la forma più stabile della Dipendenza Patologica dalla Rete.
- Prima tappa verso la rete-dipendenza o fase iniziale.
E' caratterizzata dall'attenzione ossessiva e ideo-affettiva a temi e strumenti inerenti l'uso della rete, che genera comportamenti quali controllo ripetuto della posta elettronica durante la stessa giornata, ricerca di programmi e strumenti di comunicazione particolari, prolungati periodi in chat. - Seconda tappa o tossicofilia.
E' caratterizzata dall'aumento del tempo trascorso on-line, con un crescente senso di malessere, di agitazione, di mancanza di qualcosa o di basso livello di attivazione quando si è scollegati (una condizione paragonabile all'astinenza). Inizialmente ciò era accompagnato anche da un notevole aumento delle spese, che spesso rappresentava un lieve fattore di inibizione della tossicofilia, oggi pressoché irrilevante, date le numerose possibilità di rimanere a lungo collegati a basso costo. Restano, tuttavia, importanti indicatori di tossicofilia il malessere soggettivo off-line e l'abuso on-line, spesso anche nelle ore lavorative e nelle ore notturne, in cui si è disposti a rinunciare anche al sonno. - Terza tappa o tossicomania.
E' la fase in cui la rete-dipendenza agisce ad ampio raggio, danneggiando diverse aree di vita, quali quella lavorativa, delle relazioni reali e quella scolastico-lavorativa e in cui si rilevano problemi di scarso profitto, di assenteismo scolastico-lavorativo e di isolamento sociale anche totale.
Dalla classificazione precedente, è facile intuire che più sono presenti comportamenti tossicomanici, che indicano la cronicizzazione e l'aggravamento del disturbo, più difficile e lungo potrebbe risultare ripercorrere a ritroso la via della guarigione, tornando verso un utilizzo non patologico della Rete.
Un'altra importante distinzione che viene operata nella descrizione della sintomatologia associata alla rete-dipendenza concerne la differenziazione tra:
- condizioni on line
- condizioni off line
(Cantelmi T., Talli M., 1998).
Nella prima classe di sintomi si fanno rientrare in genere i comportamenti relativi all'abuso del tempo in rete (in genere anche 60-70 ore settimanali); nella seconda categoria si comprendono invece i sintomi di ansia e irrequietezza, nonché le predette problematiche relazionali, lavorative o scolastiche che permangono tra un collegamento ed un altro, accompagnando il corteo sintomatologico che caratterizza la sindrome multimediale.
Predisposizione
I soggetti a rischio hanno un'età compresa tra i 15 e i 40 anni, hanno una buona conoscenza dell'informatica, spesso sono isolati per ragioni lavorative (es. turni notturni di lavoro) o geografiche e solitamente presentano problemi psicologici, psichiatrici o familiari preesistenti alla Rete-dipendenza (tra questi problemi spiccano solitudine, insoddisfazione nel matrimonio, stress collegato al lavoro, depressione, problemi finanziari, insicurezza dovuta all'aspetto fisico, ansia, lotta per uscire da altre dipendenze, vita sociale limitata, etc…)
Sintomatologia
I sintomi più frequenti: ansia, insonnia, depressione, alterazione del ritmo sonno-veglia, distorsione del tempo, alterata percezione di se stessi, disturbi della personalità, riduzione della capacità di relazione e del contatto con la realtà, la sfera affettiva e il lavoro, perdita della capacità di limitare il tempo trascorso in Rete, a danno di ogni altro impegno.
Terapie
Le terapie ritenute più efficaci per curare la Internet dipendenza sono sostanzialmente le stesse impiegate per gli altri tipi di dipendenza: tra esse la terapia cognitivo comportamentale, la terapia psicodinamica interpersonale (IPT), la terapia sistemico relazionale ed il tradizionale gruppo di supporto "dei 12 passi" e la terapia coniugale o familiare, a seconda dei casi.
Negli Stati Uniti viene utilizzata anche la psicoterapia online, o per meglio dire il Counseling online. Tale pratica tuttavia è attualmente vietata in Italia agli psicologi, per disposizione dell'Ordine Professionale degli Psicologi, in attesa di una regolamentazione normativa.
Conclusioni
Ecco uno strumento, rapido ed efficace, per sapere se si è a rischio dipendenza, il TEST DI YOUNG PER LA VALUTAZIONE DELLO IAD (Internet Addiction Disorder)
Il Disturbo da Dipendenza da Internet (IAD) può essere diagnosticato solo da una specialista, ma il test realizzato dalla psicologa Kimberley S. Young può essere utilizzato come primo elemento di valutazione.
Il questionario è comparso per la prima volta nel libro "Presi nella rete", che affronta proprio il tema dell'intossicazione da Internet.
Per determinare il livello della vostra dipendenza rispondete alle seguenti domande assegnando un punteggio alle vostre risposte in base a questa scala:
1 = mai
2 = raramente
3 = ogni tanto
4 = spesso
5 = sempre
1. Quante volte vi siete accorti di essere rimasti online più a lungo di quanto intendevate?
2. Vi capita di trascurare le faccende domestiche per passare più tempo online?
3. Vi capita di preferire l’eccitazione offerta da Internet all’intimità con il vostro partner?
4. Vi capita di stabilire nuovi rapporti con altri utenti online?
5. Accade che le persone attorno a voi si lamentino per la quantità di tempo che passate online?
6. Accade che i vostri studi risentano negativamente della quantità di tempo che passate online?
7. Vi capita di controllare la vostra e-mail prima di fare qualche altra cosa importante?
8. La vostra resa sul lavoro o la vostra produttività sono influenzate negativamente da Internet?
9. Vi capita di stare sulla difensiva o di minimizzare quando qualcuno vi chiede cosa fate online?
10. Quante volte vi ritrovate a scacciare pensieri negativi sulla vostra vita con il pensiero consolatorio di Internet?
11. Vi capita di scoprirvi a pregustare il momento in cui andrete nuovamente online?
12. Vi succede di temere che la vita senza Internet sarebbe noiosa, vuota e senza gioia?
13. Vi capita di scattare, alzare la voce o rispondere male se qualcuno vi disturba mentre siete collegati?
14. Perdete ore di sonno perché restate alzati fino a tardi davanti al computer?
15. Vi capita di concentrarvi col pensiero su Internet quando non siete al computer, o di fantasticare di essere collegati?
16. Vi capita di scoprirvi a dire "ancora qualche minuto e spengo"quando siete online?
17. Avete già tentato di ridurre la quantità di tempo che passate online senza riuscirvi?
18. Cercate di nascondere quanto tempo passate online?
19. Vi capita di scegliere di passare più tempo online anziché uscire con gli altri?
20. Vi capita di sentirvi depressi, irritabili o nervosi quando non siete collegati, mentre state benissimo quando siete nuovamente davanti al computer?
Dopo aver risposto a tutte le domande, fate la somma delle cifre assegnate ad ogni risposta per il vostro punteggio.
Più alto è il punteggio, maggiore è il livello di dipendenza e più numerosi i problemi causati dall’abuso di Internet.
Questa scala vi aiuterà a misurare il vostro punteggio.
20 – 39 punti: siete utenti "normali". A volte vi può capitare di navigare in rete un po’ troppo a lungo, ma avete il controllo della situazione
40 – 69 punti: avete già diversi problemi a causa di Internet. Dovreste soffermarvi a riflettere sull’impatto di questa tecnologia nella vostra vita.
70 – 100 punti: il vostro abuso di Internet sta causando problemi notevoli nella vostra vita. È opportuno che li affrontiate subito!
Autore: Dott.ssa Rosa Demarinis Psicologa Clinica – Psicoterapeuta Strategico Breve, Esperto in psicologia delle Dipendenze – Docente del corso online sulla Dipendenza da internet
APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI
AA.VV., 1998, La realtà del virtuale, Laterza, Bari.
Cantelmi T. e al., 2000, La mente in Internet. Psicopatologia delle condotte on-line, Padova, Piccin.
Oliviero Ferrarsi A., Malavasi G., 2001, La maschera dei desideri. In Psicologia contemporanea, 166, 30-37.
Pravettoni G., Beria A., Guberti S., 2004, Internet: bisogno, paure , opportunità. In Psicologia contemporanea, 182, 58-64.
Pravettoni G., 2002, Web psychology Guerini, Milano.