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    Vado dallo psicologo, me lo paga l’azienda

    Dopo i buoni pasto, arrivano i buoni psicologo. Può sembrare uno scherzo, ma non lo è: alcune aziende stanno sperimentando Oltralpe l'idea di pagare ai loro dipendenti alcune sedute di psicoterapia. Per curare stress, malesseri, difficoltà sul luogo di lavoro. Problemi che riguarderebbero il 5 per cento dei lavoratori transalpini.

    L'idea può far sorridere, ma va invece presa molto sul serio. Da più di una ventina d'anni le tecniche di management psicologico sono molto diffuse nelle imprese, ma adesso si tratta di fare un altro passo : offrire ai dipendenti in difficoltà la possibilità di ricorrere a uno psicoterapeuta (psicologo, psichiatra, psicanalista) con dei buoni pagati dall'azienda. E distribuiti anonimamente : chi vorrà far ricorso a questo strumento, infatti, potrà ricorrere alla medicina del lavoro, garentendosi così l'anonimato.

    L'idea dei buoni è stata lanciata da Asp Entreprises, specializzata nei problemi legati allo stress sul luogo di lavoro. La responsabile della società ha spiegato a Libération che il loro obiettivo è di spingere le aziende a trattare la sofferenza al lavoro "come tale, qualunque sia la causa". E così è nata l'idea di mettere in pratica un procedimento innovatore.

    Chi decide di richiedere i buoni, riceve anche un numero verde da contattare per poter scegliere fra gli psicoterapeuti che hanno aderito all'iniziativa, in numero ancora limitato, se si eccettuano Parigi e Lione. Si tratta di professionisti sperimentati, che conoscono il mondo aziendale e i suoi problemi. Le sedute vengono pagate con i buoni, interamente a carico del datore di lavoro. Ma attenzione : i buoni valgono solo per risolvere un problema preciso, non per fare una terapia a lungo termine. Al massimo, sono previste dieci sedute: al di là, il lavoratore dovrà pagare di tasca propria. All'Asp ci tengono a mettere in chiaro questo punto : "Il ruolo del datore di lavoro non è di finanziare la terapia del dipendente".

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    Preconizziamo un tempo medio che consenta di alleviare certe situazioni professionali, ma quando si entra in un lavoro più personale e intimo, non è l'azienda a esserne responsabile". In pratica, commenta Libération, è un modo per aiutare la gente ad affrontare i propri problemi psicologici, un gesto che molti esitano a compiere soprattutto a causa dei costi. In ogni caso, una legge del 2002 obbliga le aziende a non occuparsi soltanto della salute fisica dei loro dipendenti, ma anche della loro salute mentale : i buoni psicologo sono un primo passo in questa direzione.

    L'iniziativa, tuttavia, suscita anche critiche e reticenze, testimoniate dalle appassionate discussioni su alcuni forum. Per qualcuno, i buoni sono in realtà un metodo offerto alle aziende per disinteressarsi dei problemi legati allo stress e al malessere sul luogo di lavoro, un modo per lavarsene le mani e rifilare il problema agli psicoterapeuti. Una critica con seri fondamenti, visto che a volte lo stress è frutto di una cattiva organizzazione del lavoro e non delle "debolezze" dei lavoratori.

    Fonte: http://www.repubblica.it/

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