I DSA rappresentano attualmente una delle problematiche maggiormente segnalate dagli insegnanti delle scuole italiane.
La collaborazione tra famiglia, insegnanti e psicologo esperto in DSA risulta essenziale al fine di programmare l’intervento più adatto a sostegno degli alunni che presentano disturbi nell’apprendimento scolastico.
Il ruolo dello psicologo risulta di fondamentale importanza e si articola in tre livelli: la valutazione psicologica e neuropsicologica, il potenziamento e la riabilitazione e infine la consulenza e la formazione ad insegnanti e genitori.
Per quanto riguarda la valutazione neuropsicologica, lo psicologo procede ad una valutazione sistematica delle competenze dl soggetto, rilevando non solo i punti di debolezza, ma anche quelli di forza, indispensabili per progettare le strategie e le metodologie didattiche più adatte.
La valutazione neuropsicologica prevede innanzitutto la valutazione dello stato del livello cognitivo (QI) attraverso la somministrazione di test specifici e standardizzati. Inoltre, compito dello psicologo è anche quello di somministrare dei test che misurino la lettura strumentale, la comprensione del testo, le competenze ortografiche, la grafia e le abilità matematiche, in associazione anche ad altri test che rivelino probabili ulteriori problematiche sottolineate dalla scuola o dalla famiglia, come l’attenzione e/o la memoria.
Oltre agli aspetti cognitivi, risulta di fondamentale importanza valutare anche lo stato emotivo del soggetto. Per indagare questo aspetto, vengono utilizzati il colloquio clinico, l’osservazione e la somministrazione di test.
Un altro ambito in cui è previsto l’intervento dello psicologo è quello di potenziamento e di riabilitazione neuropsicologica, attraverso degli incontri che hanno lo scopo di allenare il soggetto nella specifica abilità deficitaria grazie all’ausilio di strumenti carta-matita o anche di software pensati proprio per il recupero di soggetti con disturbo dell’apprendimento.
L’intervento deve avere una durata di almeno 3 mesi con una frequenza di due-tre volte a settimana (ambulatoriali o a domicilio) per il raggiungimento della correttezza e rapidità di esecuzione (es: lettura e scrittura strumentale, calcolo mentale) ed interventi della durata di tre-sei mesi una volta a settimana per l’acquisizione di strategie meta cognitive.
Di fondamentale importanza risulta anche l’intervento dello psicologo nella formazione e nella consulenza sui DSA rivolti agli insegnanti e ai genitori.
La famiglia deve essere informata del disturbo riscontrato, degli interventi riabilitativi e degli strumenti che devono essere messi in atto affinché l’intervento abbia successo.
È importante supportare gli insegnanti nella stesura del PDP (piano didattico personalizzato), in cui insieme alla famiglia vengono stabiliti gli obiettivi e la metodologia didattica che deve essere utilizzata per l’intervento.
Inoltre, lo psicologo deve anche consigliare le strategie da utilizzare per svolgere i compiti anche a casa.
Il PDP prevede inoltre gli strumenti compensativi e le misure dispensative.
Gli strumenti compensativi vanno utilizzati quando c’è una limitazione importante dell’autonomia rispetto alle esigenze personali e le richieste ambientali e laddove semplici adattamenti didattici risultano essere insufficienti.
Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici (tecnologici o non tecnologici) che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria.
Nelle linee guida alla legge 170/2010, vengono indicati fra i più noti:
- la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto;
- il registratore, che consente all’alunno o allo studente di non scrivere gli appunti della lezione;
- i programmi di video scrittura con correttore ortografico, che permettono la produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale correzione degli errori;
- la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo;
- altri strumenti quali tabelle, formulari, mappe concettuali, etc.
Le misure dispensative vengono scelte quando gli strumenti compensativi non sono sufficienti per permettere una sufficiente autonomia e dei risultati scolastici compatibili con le potenzialità di apprendimento e l’impegno nello studio. Secondo le linee guida della legge 170/2010 (.PDF), le misure dispensative sono interventi che consentono all’alunno o allo studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento.
Per fare un esempio è possibile dispensare uno studente con dislessia dalla lettura di un lungo brano perché questo tipo di esercizio non migliora la sua prestazione, proprio per via del disturbo.
Una misura dispensativa può essere quella di consentire allo studente di avere più tempo a disposizione per lo svolgimento di un compito, perché ha bisogno di un tempo più lungo rispetto ai compagni per decodificare il compito.
Nel caso in cui non fosse possibile prevedere del tempo in più, si può optare per una riduzione del lavoro rispetto a quello dei compagni. In questo modo lo studente con DSA non verrà penalizzato dal proprio disturbo nell'esecuzione del compito. E' importante valutare con attenzione l'efficacia delle misure dispensative da adottare, per evitare così di creare dei percorsi formativi per gli studenti con DSA che siano troppo facili e poco stimolanti e neppure così impegnativi da risultare inaccessibili. Nel caso in cui uno studente presenti un DSA è necessario che sia presentata alla scuola la certificazione e la diagnosi.
Per quanto riguarda la normativa, la legge 170 per i DSA pone l’accento su diverse questioni relative alla diagnosi e all’intervento scolastico in presenza di alunni con DSA.
In particolare, l’art. 3 sottolinea che è compito della scuola attivare degli interventi atti ad individuare i casi sospetti di DSA, mentre l’art. 5 stabilisce che i DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi, di flessibilità didattica sia nel corso dei cicli di istruzione che all’università.
Tutto questo deve avvenire attraverso l’utilizzo di una didattica individualizzata e personalizzata a seconda delle necessità del soggetto e delle sue caratteristiche peculiari come, ad esempio, il bilinguismo. La legge 170/2010 che garantisce e tutela il diritto allo studio degli studenti con DSA è ispiratrice della normativa riguardante gli studenti con BES.
La legge 170/2010, a tal punto, rappresenta un punto di svolta poiché apre un diverso canale di cura educativa, concretizzando i principi di personalizzazione dei percorsi di studio enunciati nella legge 53/2003, nella prospettiva della “presa in carico” dell’alunno con BES da parte di ciascun docente curricolare e di tutto il team di docenti coinvolto. (Direttiva Ministeriale BES – 27 dic 2013).
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