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    Sharenting: Opportunità e Rischi della Genitorialità Condivisa Online

    Il termine sharenting è un neologismo che deriva dalle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità) per descrivere il fenomeno di una condivisione online costante, da parte dei genitori, di contenuti riguardanti i propri figli: foto, video, storie…

    Un recente studio europeo riporta che ogni anno, i genitori, condividono online una media di circa 300 foto ed innumerevoli dati sensibili (Facebook 54%, Instagram 16% e Twitter 12%); una tendenza che sembra aver subito un incremento a causa del distanziamento sociale generato dalla pandemia di COVID-19.

    L’esposizione/pubblicazione da parte di un genitore delle foto dei propri figli minorenni, il produrre ed il disseminare tracce digitali sulla propria vita familiare, ha contribuito alla costruzione di una narrazione mediatica incentrata sulle presunte fallacie dei genitori contemporanei nel proteggere la privacy del proprio nucleo familiare.

    In una realtà quotidiana “onlife”, dove è sempre più difficile operare una distinzione tra esperienze offline ed online, i più critici sottolineano i lati oscuri della condivisione come la profanazione dell’intimità domestica e le possibili tensioni dialettiche tra genitori e figli.

    Le nuove strategie di narrativa mediatica (branded entertainment), c’è il rischio si traducano in una semplificazione eccessiva di fatti ed in una distorsione della realtà, inficiata da sensazionalismo e superficialità anche se, dal punto di vista epistemologico, non vi è alcuna evidenza scientifica che riconosca nello sharenting un pericolo oggettivo.

    Le ricerche sembrano infatti suggerire una probabilità molto bassa che, tale pratica, sia effettivamente dannosa per bambini e genitori tanto da poterla considerare un tentativo di valorizzazione della prole da parte dei genitori.
    La “nuova” abitudine genitoriale di narrazione digitale dei propri figli, si trasforma in un modo nuovo di «esercitare e performare la genitorialità» , un vero e proprio strumento di supporto per molte coppie parentali.

    Il 59% degli studi, che hanno preso in esame le ragioni che spingono i genitori allo sharenting, valutano questo fenomeno frutto di un profondo bisogno di relazione, di un “essere-con” più che di un “esserci”; una pratica guidata da due principali antecedenti motivazionali, supportati dalla letteratura: il desiderio di contatto/connessione ed il bisogno di “validazione” esterna della propria genitorialità.

    Due cluster motivazionali, che tra l’altro sono teoricamente in linea con il modello di utilizzo dei social media proposto da
    Nadkarni e Hofmann (2012), che vede nel bisogno di appartenenza e di presentazione del sé, le due principali variabili che influiscono sul comportamento di condivisione online degli utenti della rete.
    I social network consentono una rapida condivisione di ciò che si pensa o che si fa; un feedback, soprattutto se positivo da parte del pubblico mediatico, che può spingere un genitore all’ostentazione per il rinforzo/gratificazione immediata che ne deriva.

    I social diventano delle “vetrine” in cui esibirsi ed esibire, per soddisfare una sete narcisistica; il genitore cerca l’approvazione e l’attenzione degli altri attraverso i like ed i commenti sul web ed i figli rischiano di “trasformarsi” in oggetti di gratificazione personale, manipolati in funzione dell’appagamento delle necessità del genitore digitalizzato.

    La ricaduta di questo comportamento è che i figli, crescano accompagnandosi al bisogno di compiacere il genitore narciso, per ricevere in cambio accudimento ed attenzione “vengo amato se faccio di tutto per soddisfare quello che mi chiedi”.
    I bambini non imparano a percepirsi come individui degni di attenzione ma, diventano il riflesso di ciò che il genitore si aspetta da loro: premiati se performanti e riconosciuti dai like del web, meritevoli di attenzioni nella misura in cui riescono a soddisfare i bisogni altrui.

    Da adulti, questi figli, si sentiranno costantemente inadeguati e non svilupperanno le “competenze emotive” necessarie per amare
    se stessi e per accettarsi come sono; nessun obiettivo raggiunto, per quanto grande sia, potrà placare il loro senso di inadeguatezza ed insoddisfazione.

    Sottofondo musicale, scelto accuratamente per sottolineare la straordinarietà del proprio figlio ritratto in un video, in una foto o in una precipua espressione verbale pubblicata sui social; le immagini spesso si muovono a ritmo di note che sembrano rinforzare un effetto suspense e poi, un controllo quasi compulsivo volto a verificare il numero di like, di consensi, che chi sta dall’altra parte aggiunge ad una cifra che si spera cresca sempre più.
    Accanto a questi genitori, c’è un figlio a cui viene insegnato il potere dell’altrui giudizio; il giudizio di qualcuno di cui si disconosce il volto ma, che agisce sulla nostra mente emotiva, attraverso una manina con il pollice in su o in giù.

    Si insinua lentamente l’idea che non sia possibile spettacolarizzare la normalità poiché, è solo nello stra-ordinario, che l’altro si accorge di te; un messaggio implicito ma dall’alto potenziale disfunzionale, soprattutto per un figlio in crescita a cui dovremmo insegnare come fare per stare bene al mondo.

    Occorre riflettere sullo sharenting come un fenomeno per molti aspetti ambivalente, «un’entità sociale molto complessa, distante da quell’immagine statica e monolitica prodotta dal “paradigma della normalità” e, volendo abbracciare una riflessione sociologica, come ogni rischio, anche lo sharenting potrebbe essere affrontata in modo efficace e trasformata in una fonte di opportunità.

    A cura della Dr.ssa Francesca Praticò
    Psicologa e psicoterapeuta con una formazione specifica in psicoterapia cognitivo-comportamentale.

    BIBLIOGRAFIA


    Ferrara P, Cammisa I, Corsello G, et al. Online “Sharenting”: The Dangers of Posting Sensitive Information About Children on Social Media, J Pediatr 2023
    V. Barassi Datafied Citizens in the Age of Coerced Digital Participation Published in Sociological research online June 2019
    Andra Siindra Siibak and Keily Traks The dark sides of sharenting Catalan Journal of Communication & Cultural Studies Volume Number 1 2019
    Aroldi & Mascheroni, 2019; Smahel et al., EU Kids Online 2020: Survey results from 19 countries February 2020
    Silvia Demozzi; Alessandra Gigli; Davide Cino I media digitali come strumenti per “esercitare e performare” la genitorialità (parte 1): literature review e presentazione della ricerca, Rivista Italiana di educazione Familiare, 2019
    E.Scabini (Curatore) G. Rossi (Curatore) Famiglia e nuovi media Vita e Pensiero, 2013
    M.Stoilova, S. Livingstone The 4Cs: Classifying online risk to children The London School of Economics and Political Science 2021
    Priya C. Kumar, S. Schoenebeck The Modern Day Baby Book: Enacting Good Mothering and Stewarding Privacy on Facebook Published in Conference on Computer Supported Cooperative Work 28 February 2015
    F. Dello Preite I cambiamenti delle pratiche genitoriali attraverso la narrazione di sé Rivista Italiana di Educazione Familiare 2017
    C. Di Bari (Autore) Anicia (Roma) Educare l’infanzia nel mondo dei media. Il ruolo dell’adulto in famiglia e nei contesti educativi 2017
    G. Boccia Artieri Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network Society Franco Angeli 2012
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